A dicembre 2021 il TAR Liguria aveva accolto le richieste di alcuni residenti e delle Donne di Cornigliano, mettendo lo stop alla realizzazione del parcheggio nelle aree ex-Ilva. Ora parte la raccolta firme
Genova – La sentenza del TAR era arrivata a dicembre. Come un regalo di Natale sotto l’albero dei corniglianesi. Dopo tante battaglie e decenni di veleni dell’alto forno, i giudici amministrativi avevano messo nero su bianco che la servitù di un parcheggio per mezzi pesanti nelle aree ex-Ilva, destinate a parco urbano dall’Accordo di Programma, non ci doveva stare. Neanche temporaneamente. E avevano annullato la variante al Puc, il Piano Urbanistico Comunale, votata a maggioranza in Sala Rossa nella seduta fiume del 4 marzo 2020.
Sentenza che avrebbe dovuto mettere la parola fine al contenzioso giudiziario tra il Comune e i residenti, anche perchè lì, ormai, l’autoparco non si farà più.
E invece, pochi giorni prima della scadenza dei termini, Tursi ha tirato fuori dal cassetto i documenti pronti dal 18 febbraio e ha deciso sul filo del rasoio di fare ricorso al Consiglio di Stato perchè all’Amministrazione non va a genio che la sentenza del TAR abbia ipotizzato lo sviamento di potere. Lo sviamento di potere è una figura giuridica che si realizza quando l’autorità amministrativa usa il potere attribuitole per raggiungere uno scopo diverso da quello stabilito dalla legge, deviando dai binari.
“Questa sentenza è una macchia” attacca Patrizia Avagnina, presidente delle Donne di Cornigliano e firmataria del ricorso, aggiungendo che “è molto grave dire che un Sindaco e un Consiglio comunale hanno usato il loro potere per fare delle cose che non possono fare. Quindi se passa in giudicato potrebbe aprirsi un controllo sull’operato del sindaco di Genova”.
E in effetti a spingere il TAR ad annullare la delibera sarebbe stato proprio il fatto che le “pretese esigenze emergenziali” legate alla costruzione del nuovo viadotto Polcevera in realtà erano inconsistenti perchè la necessità di trovare un nuovo spazio per i camion derivava dal fatto che l’area di Campi era stata venduta ad Amazon e l’insediamento del cantiere del ponte non c’entrava niente.
Nel frattempo il Comune ha trovato altre soluzioni ma alla notizia del ricorso nel quartiere gli animi si riscaldano.
Dice ancora Avagnina: “Il Sindaco testardamente va per la sua strada perchè non ammette lo sviamento di potere, ma lui non è il manager di un’azienda privata, è un Sindaco, è il rappresentante della collettività”. E poi promette battaglia: “Abbiamo cominciato una raccolta firme per chiedere l’esecuzione della sentenza del tribunale amministrativo”, che ha condannato il Comune al pagamento di 3.000 euro ai ricorrenti per le spese processuali, e “andremo avanti per difendere l’Accordo di Programma e il parco di Villa Bombrini, perchè una delibera che cambia l’Accordo è un precedente pericoloso”.
Di certo, quelle aree che la siderurgia ha restituito alla città, non possono essere sfruttate a piacimento come una colonia.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.