Patto elettorale con il clan: chiesti 10 anni di carcere per l’ex sindaco di Capua

In tre a processo per i reati di concorso esterno e scambio elettorale politico-mafioso

Napoli – “La camorra ha condizionato le elezioni al Comune di Capua”.
Sono queste le parole più forti e significative pronunciate dal pubblico ministero della Dda di Napoli, Maurizio Giordano, nel corso della requisitoria fiume durata otto ore e al termine della quale ha chiesto alla Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere di condannare a dieci anni di carcere l’ex sindaco di Capua, Carmine Antropoli, medico-primario dell’ospedale Cardarelli di Napoli, imputato per concorso esterno in camorra.
Stessa pena è stata invocata anche per l’altro imputato, Marco Ricci, ex assessore comunale, mentre per l’altro ex amministratore locale, Guido Taglialatela, il pm ha chiesto quattro anni derubricando il reato da concorso esterno a scambio elettorale politico-mafioso.
Otto anni e sei mesi la pena sollecitata per il collaboratore di giustizia Francesco Zagaria, imprenditore edile ritenuto dagli inquirenti colluso con il boss Michele Zagaria e per il cui tramite il clan si sarebbe aggiudicato appalti comunali e avrebbe condizionato l’amministrazione capuana guidata da Antropoli. Per il pentito, che risponde di associazione camorristica e omicidio per aver fatto lo “specchiettista” nell’assassinio di Sebastiano Caterino, ucciso nel 2003, il pm ha applicato lo sconto di pena previsto per i collaboratori, visto che le sue dichiarazioni sono state ritenute attendibili così come quelle di altri collaboratori che hanno deposto nel processo. Tra questi anche Nicola Schiavone, figlio del capoclan Francesco “Sandokan” Schiavone. Giordano ha infine chiesto l’assoluzione per Armando Porciello.

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