Prostituzione, ddl M5S-LeU: carcere fino 3 anni per i clienti

Multe fino a 5.000 euro, 15.000 se recidivi

Roma – “Chiunque compie atti sessuali con persone che esercitano la prostituzione, in cambio di un corrispettivo in denaro o altra utilità, anche solo promessi, è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 1.500 a euro 5.000”, ma se il fatto “è commesso da un soggetto già ammonito nei cinque anni precedenti, lo stesso è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000”.

Pugno duro per i clienti

Movimento 5 stelle e Leu firmano un disegno di legge presentato a palazzo Madama che prevede il pugno duro per i clienti delle prostitute. Un ddl che porta la firma (la prima è della pentastellata Maiorino), tra gli altri, della capogruppo M5S al Senato Castellone e del presidente del gruppo misto a palazzo Madama, De Petris (Leu).

Vittime di tratta e transgender

La premessa è che si assiste “all’inasprimento e alla crescita del fenomeno della prostituzione – dovuta principalmente all’aumento dei movimenti migratori e alle nuove tecnologie -“, e si constata che “non esistono strumenti o programmi di vero supporto per le donne (o le persone) che intendano lasciare l’attività” della prostituzione. Il fenomeno della prostituzione “lungi dall’essere scemato” è profondamente mutato rispetto agli anni in cui fu promulgata la legge Merlin, è diventato “anzi più brutale e violento nelle sue conseguenze sulle persone prostituite, ma anche sull’intera collettività, ponendo seri rischi alla sicurezza e al cammino verso una autentica parità tra uomini e donne”.
I dati pubblicati dalla Commissione europea nel 2018 mostrano infatti che tra le vittime di tratta per sfruttamento sessuale, il 95% è composto da donne e bambine. L’allarme riguarda anche “le donne transgender in prostituzione in Italia” che costituiscono il 6% del totale.

Il modello nordico

Nel disegno di legge si elogia il cosiddetto “modello nordico” o “neoabolizionista”, introdotto per la prima volta in Svezia nel 1999, basato sul “perseguimento anche della domanda di sesso a pagamento”. E si rimarca come già una risoluzione del Parlamento europea inviti tutti gli Stati dell’Unione europea ad adottare lo stesso sistema per combattere un fenomeno associato alla tratta degli esseri umani. Un sistema che identifica nel cliente (un uomo nella stragrande maggioranza dei casi) l’ultimo anello di una catena di sopraffazione che inizia con i trafficanti di persone o con le condizioni di vulnerabilità economica, sociale o personale della persona prostituita, prosegue con i suoi sfruttatori e termina con l’acquirente delle prestazioni sessuali, il cliente, appunto”.
La tesi è che laddove si è deciso di puntare sulla regolamentazione della prostituzione, ogni tentativo di ridurre la tratta e lo sfruttamento è risultato fallimentare. La domanda della prostituzione deve, quindi, “essere inquadrata come atto contro la dignità della persona e fattore trainante di crimini aberranti, come la tratta di esseri umani”.

Cosa dice il ddl

Il ddl è composto di quattro articoli. Il primo prevede “la punibilità per il soggetto/cliente che compia atti sessuali in cambio di un corrispettivo in denaro o altra utilità, con chi eserciti attività di meretricio”. Si prevede “una diversa gradualità di sanzioni in relazione all’abitualità della condotta del soggetto” e una sanzione amministrativa da euro 1.500 a euro 5.000 per chiunque compia atti sessuali con persone che esercitano la prostituzione, in cambio di un corrispettivo in denaro. Si prevede che la sanzione venga comunicata al questore.
E si dispone la reclusione da sei mesi a tre anni “nel caso in cui il soggetto abbia reiterato la condotta”, pur essendo “già incorso nel provvedimento di ammonimento”. L’articolo 3 del disegno di legge mira a rifinanziare il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, “creando al contempo un vincolo di destinazione volto all’attuazione di programmi di emersione, assistenza e di integrazione sociale e reinserimento lavorativo in favore dei soggetti che cessano l’esercizio della prostituzione”. Il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità è incrementato di euro 2.500.000 per l’anno 2022 e di euro 5.000.000 a decorrere dall’anno 2023.

I reati legati alla prostituzione nel Codice penale

In Italia esiste il reato di sfruttamento della prostituzione, di induzione e di favoreggiamento. Ma la prostituzione è reato quando il cliente e la prostituta compiono atti osceni in luoghi pubblici. Se in presenza di minorenni, secondo quanto disposto dall’art. 600 bis del Codice penale, è punita con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da euro 15.000 a euro 150.000.

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