Due giorni di silenzio elettorale. Le votazioni si svolgeranno sotto la lente dell’OSCE
Belgrado – Si è conclusa in serata la campagna elettorale in vista del voto di domenica, in Serbia. Un appuntamento nel quale gli elettori sono chiamati alle urne in un’unica giornata per le parlamentari anticipate, le presidenziali e le amministrative. Si vota in una decina di Comuni, fra i quali la capitale Belgrado.
Vučić favorito a politiche e presidenziali
Domani e dopodomani sono giornate di silenzio elettorale, dopo una campagna vissuta su un duro confronto tra forze di governo e opposizione, e in modo particolare tra il presidente Aleksandar Vučić, con il suo partito di maggioranza Sns da una parte, e i suoi avversari politici dall’altra. Tutti i sondaggi vedono il presidente uscente vincitore per un secondo mandato già al primo turno, con il suo Partito del progresso serbo (Sns, conservatore) dato in largo vantaggio sulle opposizioni, sia a livello nazionale che locale. Un ultimo sondaggio diffuso ieri assegnava all’Sns oltre il 53% dei consensi, rispetto al 13% di cui è accreditato il principale cartello avversario, Uniti per la vittoria della Serbia.
Terzo nei pronostici figura il Partito socialista serbo (Sps) del capo del parlamento ed ex ministro degli esteri Ivica Dačić, dato poco sopra il 10%. A superare lo sbarramento del 3% sarebbero altri quattro partiti.
Elezioni sotto la lente dell’OSCE
A differenza delle ultime elezioni parlamentari del giugno 2020, boicottate dalle opposizioni insofferenti per l’ autoritarismo di Vučić e il suo controllo sui media, le elezioni del 3 aprile vedono la partecipazione di tutti i principali partiti e movimenti schierati all’opposizione, e questo grazie anche a un dialogo tra le forze di governo tenutosi nei mesi scorsi con la mediazione del Parlamento europeo. Un confronto che ha consentito di apportare modifiche e miglioramenti in senso democratico all’intero processo elettorale, con maggiore spazio politico e visibilità mediatica alle opposizioni.
L’osservazione del processo elettorale sarà comunque garantita dall’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.
In serata gli ultimi appelli elettorali
Tutti i partiti hanno tenuto in serata gli ultimi raduni e comizi, lanciando i propri appelli e invitando gli elettori a recarsi in massa alle urne domenica. Anche Vučić, nella sua doppia veste di candidato a un secondo mandato presidenziale e di leader del partito di maggioranza, ha insistito oggi sui temi della sua campagna elettorale, basata tutta sui risultati dei dieci anni di governo dell’Sns, che lo hanno visto ai vertici prima come premier e poi come presidente. Un decennio, sostiene Vucic, che ha segnato un progresso enorme della Serbia in fatto di modernizzazione, crescita economica, sviluppo industriale e avanzamento verso l’integrazione nell’Unione Europea.
La propaganda di Vučić
Con l’obiettivo principale di mantenere pace e stabilità nel Paese, Vučić per tutto il tempo della campagna elettorale non ha cessato di martellare sui successi e sui risultati della sua presidenza e dei governi guidati dal suo partito: risanamento delle finanze pubbliche, drastico calo del debito, disoccupazione dal 25% a meno del 10%, raddoppio del salario e della pensione media, oltre 250 nuove fabbriche aperte in tutta la Serbia, forte incremento degli investimenti esteri (3,9 miliardi di euro nel 2021), poderoso sviluppo di progetti infrastrutturali come strade, autostrade, ferrovie, nuovi ospedali, scuole, asili, rafforzamento dei programmi informatici e digitali, ammodernamento e rafforzamento delle Forze armate. Tutto ciò per Vučić ha contribuito a migliorare il livello di vita della popolazione e l’immagine internazionale della Serbia, che ha superato senza grossi danni collaterali i due anni di crisi sanitaria per la pandemia.
Altra faccenda la guerra in Ucraina che ha messo il Paese in una situazione scomoda a causa degli stretti rapporti di amicizia e alleanza con la Russia e del fatto che Putin è allineato a Belgrado nel non riconoscere l’indipendenza del Kosovo. Pur condannando la violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina, infatti, Belgrado si rifiuta di aderire alle sanzioni internazionali contro la Russia invocando gli interessi nazionali della Serbia.
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