Tunisia, i parlamentari accusati da Saïed di cospirazione potrebbero rischiare la pena di morte

La colpa è di aver tenuto una riunione virtuale il 30 marzo scorso, nella quale hanno votato la fine delle misure eccezionali volute dal presidente. Kilani: è un regolamento di conti

Tunisi – “Perseguire i parlamentari è un modo per regolare i conti con gli oppositori politici”.
Lo hanno detto gli avvocati difensori dei parlamentari tunisini in una conferenza stampa di lancio del Comitato di difesa dei deputati accusati di “cospirazione contro la sicurezza interna della Stato”. L’addebito sarebbe quello di aver organizzato una riunione virtuale del parlamento, il 30 marzo scorso, nella quale hanno votato la fine delle misure eccezionali con cui il presidente Kaïs Saïed aveva deciso di sospendere l’assemblea, il 25 luglio 2021.

Gli avvocati hanno invitato le forze civili e politiche a serrare i ranghi per combattere meglio “le pratiche utilizzate dall’esecutivo per mettere sotto processo il potere legislativo eletto dal popolo”.
Ai sensi dell’articolo 80 della Costituzione del Paese, approvata nel 2014, il parlamento dovrebbe continuare le sue attività e rimanere in sessione permanente, hanno affermato gli avvocati, come riportato dall’agenzia di stampa tunisina Tap, Tunis Afrique Presse.

Secondo uno degli avvocati, Abderrazzek Kilani, i giudici dovrebbero rimanere imparziali quando si occupano di questo caso. “Le pene previste per questo reato possono arrivare fino alla pena di morte, mentre i deputati hanno solo adempiuto ai loro doveri legislativi”, ha affermato l’ex presidente dell’Ordine degli Avvocati tunisini, noto oppositore di Saied. I parlamentari, che sono stati ascoltati dal pubblico ministero venerdì scorso e saranno ascoltati anche martedì prossimo, sono fortemente impegnati per la loro immunità parlamentare e “per la supremazia della Costituzione che annulla tutti i decreti-legge”, ha aggiunto Kilani.

Il portavoce dei deputati accusati del tentativo di colpo di stato, Samir Dilou, ha affermato che i parlamentari “non hanno paura di essere processati”, sottolineando che “non eserciteranno alcuna pressione sui giudici che sono già minacciati e sotto pressione”.

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