Accolti i patteggiamenti di Aspi Sea. La data del processo fissata al 7 luglio
Genova – Andranno tutti a processo i 59 imputati per il crollo del ponte Morandi, il viadotto autostradale della A10 collassato il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone.
Il processo a carico dell’ex amministratore delegato di Autostrade, Giovanni Castellucci, e degli altri imputati inizierà il 7 luglio. A processo, oltre agli ex vertici e tecnici di Aspi e Spea, andranno anche i funzionari e i dirigenti dell’ex ministero delle Infrastrutture e del Provveditorato lavori pubblici.
Il giudice per l’udienza preliminare, Paola Faggioni, ha anche accolto i patteggiamenti di Aspi e Spea, l’ex controllata che si occupava delle manutenzioni. Le due società usciranno dal processo pagando quasi 30 milioni di euro. La somma concordata per il patteggiamento è stata calcolata considerando 26,85 milioni come ingiusto profitto per la mancata esecuzione del retrofitting – il progetto di rinforzo sulla pila 9, quella crollata, e la 10 – e 1,8 milioni di vera e propria sanzione. Spea, invece verserà 810 mila euro.
La decisione del gup è arrivata dopo una camera di consiglio durata un’ora e mezza. Poi la lettura, per circa due ore, dei motivi per cui ha respinto tutte le eccezioni di nullità sollevate dagli avvocati degli imputati, tra cui quella che non sarebbe stato possibile leggere tutti gli atti perchè sarebbe servito un software troppo costoso.
Le accuse, a vario titolo, vanno dall’omicidio colposo plurimo, all’omicidio stradale, crollo doloso, omissione d’atti d’ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro. Per i pubblici ministeri, Massimo Terrile e Walter Cotugno, buona parte degli imputati immaginava che il ponte sarebbe potuto crollare ma non fecero nulla.
“Al processo le accuse cadranno come foglie”, hanno commentato i legali di Castellucci, Giovanni Paolo Accinni e Guido Carlo Alleva.
“Il rinvio a giudizio è la prima risposta giudiziaria. Dopo tre anni possiamo dire che siamo solo all’inizio. Nulla restituirà le vittime, ma il cambio di passo nella gestione da parte di Aspi quanto meno ci dice che il sacrificio non è stato vano. C’è il riconoscimento di un buon lavoro fatto dalla procura” ha sottolineato il procuratore, Francesco Pinto. Era stata la stessa procura a dare parere favorevole al patteggiamento, riconoscendo il cambio di passo della nuova gestione che ha “eliminato le carenze organizzative all’origine degli illeciti commessi adottando e attuando un nuovo modello di organizzazione, gestione e controllo che appare idoneo a prevenire la commissione di reati analoghi”.
La maggior parte delle famiglie delle vittime ha chiuso la partita dei risarcimenti quasi subito: per loro Aspi ha versato poco più di 50 milioni di euro. Non hanno accettato i risarcimenti Egle Possetti e la famiglia Battiloro.
“Siamo soddisfatti perché l’impianto accusatorio della procura, che ha fatto un grande lavoro, ora è stato suggellato anche dal giudice. Adesso speriamo in un processo breve e senza intoppi”. Ha detto Egle Possetti, portavoce del Comitato ricordo vittime Ponte Morandi, dopo l’annuncio del rinvio a giudizio.
Per gli artigiani danneggiati dal crollo, invece, Autostrade ha sborsato all’incirca 12 milioni. La società ha speso 583 milioni per demolire e ricostruire il viadotto, comprese le opere accessorie, e 117 milioni per nuove infrastrutture.
Restano 264 parti civili già ammesse al processo tra questi, sfollati, feriti, imprenditori, Comune e Regione.
Le indagini della guardia di finanza sono durate oltre tre anni.
L’udienza preliminare è andata avanti per cinque mesi. I legali di alcuni imputati avevano ricusato il giudice perchè era lo stesso che aveva firmato le ordinanze cautelari nel procedimento sulle barriere fonoassorbenti pericolose. A loro parere sarebbe stato violato il principio di imparzialità visto che il magistrato aveva già espresso un giudizio sul crollo del Morandi. Sia i giudici di appello che quelli di Cassazione avevano respinto la richiesta.
Dopo il crollo erano nati altri tre filoni di indagine: sui falsi report sui viadotti, sulle barriere fonoassorbenti pericolose e sui falsi report sulle gallerie e la loro mancata messa in sicurezza. I tre filoni, che vedono indagate circa 40 persone di cui molte coinvolte anche nel crollo, sono stati riunificati in un unico fascicolo ed entro l’estate verranno chiuse le indagini. Il giudice ha anche deciso sui reperti: dovranno rimanere sequestrati, per eventuali nuove analisi future, ma potranno essere spostati liberando l’area per finire il parco della Memoria sotto il nuovo ponte.
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