Ma i pericoli non riguardano solo gli adolescenti, Testino: “8 milioni e 200mila italiani sono a rischio di sviluppare dei danni per il consumo moderato di alcolici, vino compreso”
Genova – Se siete convinti che bere un bicchiere di vino a pasto non faccia danni perchè non è abuso, se pensate che le cosiddette droghe “leggere” siano meno rischiose di quelle “pesanti”, o se vi sentite sollevati dal fatto che vostro figlio quando guida consumi alcol “entro i limiti di legge”, siete sulla strada sbagliata.
E questo perchè, “nel caso delle sostanze tossiche, non ha senso parlare di abuso” spiega Gianni Testino, direttore del reparto di Alcologia dell’IRCCS San Martino, che subito dopo precisa: “In questi casi dobbiamo parlare solo di uso perchè il danno che ci deriva da tutte queste sostanze è dose dipendente. Questo significa che più ne consumo peggio è e che l’uso moderato non mi mette al riparo”.
E proprio di abitudini pericolose si è parlato ieri, all’Istituto Duchessa di Galliera, nell’ambito del ciclo di conferenze organizzate per quest’anno scolastico dalla Fondazione Fulgis del Comune di Genova.
“La prima cosa che devono imparare i ragazzi è che non ci sono tossici di serie A e tossici di serie B e quindi se evitiamo il consumo di queste sostanze è meglio. Ognuno da adulto sarà libero di fare ciò che vuole, ma a noi interessa che sia informato correttamente”. E informare correttamente significa anche dire quello che di solito passa sotto silenzio, e infatti Testino mette più volte l’accento sul fatto che “l’alcol è la prima causa di cancro al seno“.
Quello degli alcolici, però, è un problema profondo. Tutte le famiglie, infatti, portano tranquillamente il vino in tavola. “L’alcol rientra nella nostra cultura. La cultura è una cosa che fa bene. Quella dello sport, dell’arte, ma non certamente la cultura di un tossico” dice ancora Testino aggiungendo che non sarà facile “sfatare questa tradizione” e sottolinea che “gli adulti non accettano che bere alcol in modo cosiddetto moderato fa male e negano l’evidenza scientifica”.
La spiegazione starebbe nel fatto che “l’alcol è uno psicoattivo e liberarsi di questo piccolo piacere non è cosa da poco”. Il problema irrisolto, invece, è nell’esempio che diamo agli adolescenti che dovremmo educare, e che sono gli stessi che il fine settimana arrivano devastati in pronto soccorso dopo una notte di sballo, tra sostanze e “binge drinking“, le abbuffate di alcolici.
L’allarme è reale. “Questi ragazzi arrivano da noi con una diagnosi di tipo psichiatrico perchè l’alcol e le sostanze, in particolare le nuove droghe sintetiche, scatenano allucinazioni e crisi di panico che restano nel tempo” chiarisce Patrizia Balbinot, referente del Centro alcologico della ASL3 anche per le scuole. E al Centro ne ha viste di tutti i colori, proprio come sono di tutti i colori le cosiddette “smart drug“.
“Ogni nuance ha un effetto diverso”, ci racconta Balbinot spiegando che “non è solo una questione di estetica accattivante” ma di reazioni differenti del corpo, risposte che sono diverse per ogni individuo e che “ancora non conosciamo e quindi ci risulta difficile anche intervenire”.
E non è l’unica insidia di queste “droghe furbe”, che si chiamano così perché non rientrano nelle tabelle legislative che proibiscono l’uso di sostanze stupefacenti e psicotrope, e per questo si possono acquistare facilmente anche on line.
C’è, infatti, un altro fattore importante. Tiene a sottolinearlo Testino che aggiunge: “I ragazzi che arrivano in Pronto soccorso ubriachi o sotto l’azione di sostanze, quando hanno manifestazioni psico-patologiche vengono etichettati con diagnosi di tipo psichiatrico” e qui si apre un mondo di difficoltà per loro e per le loro famiglie “perchè è difficile comprendere se si è di fronte a un problema psichiatrico di base o se il tutto è stato scatenato dall’alcol o dalle sostanze” e il percorso di accertamento e disintossicazione è molto lungo”.
Conclude Balbinot: “Prima di assumere qualsiasi sostanza o praticare binge drinking anche mischiando alcol e droghe, pensateci. Fermatevi prima di diventare ragazzi psichiatrici”.
Sei a rischio alcolismo? Fai il “Glu glu test”
Ecco dunque l’idea di un test che può aiutarci a capire quanto rischiamo.
Lo ha ideato la ASL3 e si chiama “Glu Glu test”.
Il fine è quello di intercettare precocemente un consumo alcolico “rischioso o dannoso” per la salute, oppure una “dipendenza” da alcol inconsapevole.
Il test si trova sul sito della ASL ed è anonimo. Non è richiesta autenticazione né dati personali e il risultato non viene conservato.
Al termine della compilazione, digitando sul tasto calcola, si visualizza il risultato corrispondente al profilo di rischio. Per informazioni si può scrivere direttamente a Patrizia Balbinot, all’indirizzo patrizia.balbinot@asl3.liguria.it.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.