Bruxelles contesta a Lisbona i meccanismi di preferenza per i concessionari uscenti
Genova – L’Ue bacchetta il Portogallo e la questione delle aste sulle concessioni balneari entra con forza nel primo pacchetto di infrazioni del mese di aprile.
La Commissione contesta a Lisbona la “mancata corretta attuazione delle norme relative alle procedure di gara per l’aggiudicazione di concessioni balneari”. E questo perchè la legislazione portoghese, che “conferisce ai titolari di concessioni balneari esistenti un diritto di preferenza nelle procedure di gara per il rinnovo di tali concessioni”, non sarebbe compatibile con la direttiva sui servizi o con la libertà di stabilimento ai sensi del trattato”. Secondo la Commissione, “un diritto preferenziale a favore degli operatori storici dissuaderebbe le imprese situate in altri Stati membri dal fornire servizi balneari in Portogallo”.
Lisbona dispone ora di 2 mesi per rispondere ai rilievi della Commissione.
E da noi che cosa sta succedendo?
“Quello dei balneari è un tema che ho seguito molto perchè dal 2020 il Sindaco mi ha conferito le deleghe sul demanio e questo è uno dei temi principali dell’agenda”.
A parlare è Pietro Piciocchi, assessore al Bilancio, Lavori pubblici, Manutenzioni e, appunto, Demanio marittimo del Comune di Genova.
“A gennaio 2021 abbiamo approvato una delibera con la quale è stata avviata una progressiva apertura al mercato per l’assegnazione delle concessioni balneari, difendendo le attuali concessioni fino al 31 dicembre del 2022”, spiega Piciocchi ricordando che sulla questione è intervenuto pesantemente anche il Consiglio di Stato che lo scorso ottobre ha annullato la proroga al 2033 prevista dalla legge Centinaio e ha messo la parola fine al prolungamento delle concessioni che dunque andranno a gara a partire da gennaio 2024.
Genova caso pilota in Italia
“La delibera del Comune di Genova è molto importante – aggiunge Piciocchi – perchè la nostra è stata l’unica città in Italia in cui la Procura della Repubblica si è attivata con delle indagini che avevano ad oggetto il carattere più o meno abusivo di queste concessioni, partendo dal presupposto che, vista la normativa europea, le amministrazioni pubbliche avrebbero dovuto mettere da tempo in gara queste concessioni. Non avendolo fatto, le attuali occupazioni venivano considerate abusive dalla Procura”.
Una questione spinosa che però non dipende dal Comune che comunque “con la delibera ha dato una certa serenità di lavoro ai nostri balneari, almeno per questi anni, nelle more della definizione delle procedure di assegnazione”:
E in effetti, se è vero che sarà il Comune a mettere a gara le spiagge, è altrettanto vero che le indicazioni sui modi devono arrivare dal governo centrale, che al momento tace.
“In questo momento siamo in attesa che il governo ci dia le regole d’ingaggio. Per noi è fondamentale capire quali procedure dovremmo seguire per queste assegnazioni. Io avevo già delle idee che avevo anche condiviso con i balneari ma chiaramente mi sono fermato perché questa situazione a macchia di leopardo, dove in Italia ogni Comune fa quello che vuole, non va bene assolutamente. Manca l’omogeneità. Tra l’altro è giusto ricordare che l’ambito delle concessioni balneari non è di competenza comunale ma è una funzione dello Stato che esercitano i comuni, quindi noi aspettiamo che lo Stato ci dica cosa dobbiamo fare”, si arrabbia l’assessore che denuncia che “i comuni sono rimasti col cerino in mano“.
Il nodo del valore aziendale, sparito dal testo del Cdm
E c’è un altro tema caldo che agita i balneari: lo stralcio del valore aziendale di impresa in un emendamento del decreto Concorrenza.
Cosa significa? Che in un primo tempo si prevedeva di riconoscere ai concessionari uscenti gli investimenti effettuati negli anni. Previsione che però adesso è sparita. Si ipotizzava anche una sorta di prelazione. Ma ora è tutto nebuloso e non si capisce bene cosa accadrà.
“È sempre il governo centrale che deve decidere”, sottolinea Piciocchi che poi tiene a precisare che “io ho detto che le gare che avremmo voluto impostare noi, proprio perché costretti a farlo dalla Direttiva Bolkestein, avrebbero comunque valorizzato gli investimenti fatti”. E questo significa che “se alcuni di questi investimenti, al momento della gara, non fossero completamente ammortizzati, il subentrante avrebbe dovuto ristorare l’uscente. E da quello che si è sentito ultimamente, sarà un principio che il Governo andrà a recepire”.
E le spiagge libere?
“Il tema importante sul lungo periodo, in questa vicenda dei balneari, sarà il rapporto tra le concessioni e le spiagge libere. Un argomento che poi incrocia la pianificazione del litorale. C’è uno strumento di pianificazione che si chiama PRO.U.D. che dovrà farsi carico anche della risoluzione di questi problemi”.
Dice Piciocchi che elenca gli esempi genovesi virtuosi: “In questi ultimi anni abbiamo cercato di lavorare su un’espansione delle spiagge libere. Ricordo anche che la legge delega che è stata recentemente adottata dal Governo sul tema, prevede che si possa transitare attraverso gli stabilimenti balneari per raggiungere il bagnasciuga. Noi stiamo lavorando ad alcune ipotesi di spiagge libere che non siano a detrimento delle concessioni in essere, perché è anche giusto salvaguardare gli investimenti. E penso a Capolungo dove vogliamo introdurre una nuova spiaggia libera“.
Ok, bene le spiagge libere.
Ma quando si parla di mettere all’asta le concessioni sono in tanti quelli che esultano e inveiscono contro i privilegi dei balneari che rubano il litorale pubblico, senza sapere che la Bolkestein non parla affatto delle spiagge libere ma di libero mercato comunitario. La direttiva Ue, in verità, apre le porte alle multinazionali del turismo. E questo va sottolineato. Non è così?
“È così, la Bolkestein non stabilisce assolutamente nulla su questo argomento. È un tema importante di pianificazione comunale dove si dovrà cercare un equilibrio, come in tutte le cose”, precisa Piciocchi che conclude: “È un tema importante su cui credo che il prossimo governo cittadino si dovrà misurare”.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.