E firma un patto con le Isole Salomone che diventano il punto d’appoggio della Cina nel Pacifico meridionale
Pechino – La Cina snobba gli Usa e i suoi alleati sul dossier Ucraina e corre ancora in soccorso della Russia: nella fase di massima pressione occidentale su Mosca per l’aggressione contro Kiev, Pechino assicura che aumenterà il “coordinamento strategico” con il suo “partner senza limiti” e lo farà a prescindere dalla volatilità internazionale.
Un messaggio inequivocabile, mentre si profila all’orizzonte un nuovo terreno di scontro sino-americano dopo che le Isole Salomone e la Cina hanno firmato un patto di sicurezza ad ampio raggio che i governi occidentali temono possa dare a Pechino un punto d’appoggio militare nel Pacifico meridionale.
Il messaggio inequivocabile è stato volutamente lanciato quando a Washington sono in corso i lavori istituzionali di primavera di Fmi e Banca Mondiale, e il segretario al Tesoro americano Janet Yellen ha messo in chiaro che boicotterà alcune delle relative riunioni del G20 in calendario in cui è presente la Russia, puntando a quelle sulle ricadute economiche dell’invasione dell’Ucraina.
Poche ore prima, a Pechino, il ministero degli Esteri cinese, a conferma dei piani della leadership comunista, ha riferito i contenuti dell’incontro avvenuto lunedì tra il suo viceministro Le Yucheng e l’ambasciatore russo a Pechino, Andrey Denisov. “Indipendentemente da come cambierà la situazione internazionale, la Cina rafforzerà la cooperazione strategica con la Russia per promuovere un nuovo modello di relazioni internazionali e una comunita’ con un futuro condiviso per l’umanita'”, ha riportato una nota ministeriale. Pechino, in altri termini, ha ribadito “l’amicizia senza confini” con Mosca, messa nero su bianco nella dichiarazione congiunta firmata il 4 febbraio scorso dai presidenti Xi Jinping e Vladimir Putin, in visita nella capitale cinese per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali.
La Cina, “come sempre, rafforzerà il coordinamento strategico con la parte russa, realizzerà una cooperazione vantaggiosa per tutti e salvaguarderà congiuntamente gli interessi comuni di entrambe le parti”, avrebbe affermato Le secondo il resoconto fornito dal ministero degli Esteri. Durante l’incontro, Le ha scambiato con Denisov opinioni sulle relazioni bilaterali e su molteplici situazioni internazionali e regionali, rimarcando che, “sotto la guida dei due leader, il partenariato strategico globale Cina-Russia di coordinamento per una nuova era ha continuato a svilupparsi ad alto livello e la cooperazione in vari campi è stata approfondita”.
Nella comunità diplomatica occidentale a Pechino si ragiona su due elementi dell’incontro: la presenza di Le, un ex giornalista tra i wolf warrior più duri della diplomazia cinese e tradizionale anticipatore delle politiche di Pechino (fu lui, ad esempio, ad addebitare per primo la responsabilità della guerra in Ucraina a Usa e Nato); e il legittimo sospetto che Pechino abbia voluto lanciare un monito a Stati Uniti e alleati in vista di un possibile sostegno più diretto a favore di Mosca.
Intanto gli Usa si preparano a difendere il dominio sul Pacifico dopo che il premier delle Isole Salomone, Manasseh Sogavare, ha trascinato il piccolo Stato nella rivalità militare tra Pechino e Washington, allo stesso modo in cui un tempo fu teatro delle battaglie cruciali tra Giappone e Stati Uniti, nella Seconda guerra mondiale. L’arcipelago, 800.000 abitanti alle prese con disordini e povertà, ha riconosciuto la Cina nel 2019 a danno di Taiwan: la capitale Honiara è sulla buona strada per diventare la Gibuti del Pacifico, replicando lo schema della prima base militare cinese all’estero costruita nel Corno d’Africa.
Washington ha nelle Isole Salomone un piccolo ufficio consolare e fornisce 25 milioni di aiuti con il programma Usaid; la Repubblica popolare, al contrario, ha un edificio di tre piani insolitamente grande per un’ambasciata a Honiara, con molto spazio per polizia, intelligence e personale militare. Sogarave ha assicurato che non ha intenzione di concedere alla Cina una base militare, ma Washington ha deciso di inviare i suoi diplomatici di punta contro le incursioni di Pechino.
Kurt Campbell e Daniel Kritenbrink, alti funzionari per l’Asia del Consiglio di sicurezza nazionale e del Dipartimento di Stato, visiteranno Isole Salomone, Fiji e Papua Nuova Guinea. Campbell dovrebbe offrire un accordo di sicurezza e aiuti corposi, tra spazi e tempi di manovra sempre piu’ stretti. Dopo il lancio di Aukus (la Nato del Pacifico di Australia, Gran Bretagna e Usa) per contenere la Cina, la vicenda Honiara potrebbe risolversi in una beffa per l’amministrazione Biden.
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