La Guardia di Finanza ha ricostruito la presunta spartizione delle estorsioni da parte delle cosche di San Leonardo di Cutro. Anche gli imprenditori confermano i dati emersi dall’indagine
Crotone – Ci sono decine di estorsioni condotte con metodi mafiosi nei confronti dei villaggi turistici della costa calabrese e delle aziende che vi operavano per la manutenzione tra i reati contestati dalla Dda alle dieci persone destinatarie della misure cautelari disposte stamattina dal gip distrettuale Matteo Ferrante.
In carcere con le accuse a vario titolo di usura, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, aggravate dalla modalità mafiosa, sono finiti Felice Falcone (70 anni), Albano Mannolo (52), Alfonso Mannolo (83), Remo Mannolo (50), Carmine Ranieri (44), Giuseppe Trapasso (35), Fiore Zoffreo (55) ; il gip ha disposto i domiciliari per Antonio Mannolo (53) e Carmelina Mannolo (56), più il divieto di dimora in Calabria per Leonardo Mannolo (34).
L’indagine è di fatto una prosecuzione dell’operazione Malapianta del maggio 2019 con la quale la Dda di Catanzaro aveva già inferto un duro colpo alla cosca Mannolo-Zoffreo-Trapasso che opera a cavallo tra le province di Crotone e Catanzaro.
Al vertice c’è l’anziano boss Alfonso Mannolo (attualmente detenuto in carcere per una condanna a 30 anni nel processo di appello).
L’operazione “Jonica”
La nuova operazione della Guardia di Finanza riguarda una serie di attività criminali, soprattutto estorsioni, commesse dal 2001 al 2018 nei confronti delle attività turistiche e delle aziende che operavano nei villaggi tra San Leonardo di Cutro (KR) e Sellia Marina (CZ).
Figura centrale, secondo quanto emerge dalle indagini, è il boss Alfonso Mannolo a cui è contestato anche il reato di usura per un prestito di 200 mila euro a un imprenditore al quale sono stati chiesti interessi usurari che sono arrivati fino al 120% annuo. Quando l’imprenditore non è riuscito a saldare il debito ha fatto intervenire a sua garanzia un altro imprenditore che ha pagato la somma pattuita cedendo anche un terreno a Legnago (Venezia) del valore di 125 mila euro.
Di più. Con la minaccia di morte, il boss Alfonso Mannolo ha costretto un imprenditore di Botricello (CZ) a dargli un immobile.
A uno dei villaggi turistici di San Leonardo di Cutro dal 2005 al 2017 è stato imposto un canone ‘estorsivo’ di 30 mila euro annui per garantire la tranquillità da parte della cosca.
Le estorsioni venivano eseguite anche per mantenere le famiglie dei detenuti. In tal senso Giuseppe Trapasso, con modalità mafiose, tra novembre e dicembre 2020, avrebbe chiesto soldi anche a un bar di Cropani (CZ).
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