In manette anche Antonino Gioffré, sindaco di Cosoleto, un Comune del Reggino
Roma – Una ‘cellula’ della ‘ndrangheta radicata a Roma. È quella su cui ha indagato la Dia capitolina su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma che, a Roma e provincia, nel Lazio, a Reggio Calabria e in Calabria, ha arrestato 43 persone per 416-bis, sono cioè indiziate di far parte di un’associazione per delinquere di stampo mafioso. Mentre scriviamo l’operazione della DIA è ancora in corso.
La ‘ndrangheta a Roma
L’accusa per molti degli arrestati è di far parte di una locale di ‘ndrangheta, radicata sul territorio della capitale, finalizzata ad acquisire la gestione e il controllo di attività economiche nei più svariati settori come quello ittico, della panificazione, della pasticceria, del ritiro delle pelli e degli olii esausti, facendo poi sistematicamente ricorso ad intestazioni fittizie al fine di schermare la reale proprietà delle attività.
L’organizzazione di matrice ‘ndranghetista si ripropone, come risulterebbe dalle indagini della DIA, anche il fine di commettere delitti contro il patrimonio, contro la vita e l’incolumità individuale e in materia di armi, affermando il controllo delle attività economiche sul territorio, realizzato anche attraverso accordi con organizzazioni criminose omologhe.
33 arresti in Calabria
Sono tuttora in corso perquisizioni e sequestri nonché l’esecuzione di misure cautelari disposte dal GIP di Reggio Calabria su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, all’esito di coordinamento investigativo con la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma.
Nell’operazione di oggi è stato arrestato Il sindaco di Cosoleto, comune in provincia di Reggio Calabria, Antonino Gioffré. Con lui, solo in Calabria, sono state arrestate 34 persone.
In manette anche un Sindaco
Antonino Gioffrè, il cui nome compare nell’elenco dei 34 soggetti raggiunti da un’ordinanza di custodia emessa dal Gip su richiesta della Dda reggina contro la cosca Alvaro-Penna di Sinopoli, è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Propaggine”.
Nell’indagine, collegata al filone romano, Gioffrè è accusato di scambio elettorale politico-mafioso, in sostanza, avrebbe favorito l’assunzione di un altro soggetto indagato e vicino alle ‘ndrine.
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