Cosa Nostra, il business dell’acqua nelle mani dei boss

I mafiosi avevano forzato le condotte per incanalare l’acqua in vasche di loro proprietà e poi ridistribuirla ai contadini

Palermo – Le indagini congiunte di polizia e carabinieri che hanno portato questa notte all’esecuzione di 31 misure cautelari hanno svelato un nuovo business illegale, che non è poi altro che un ritorno all’antico: la gestione delle acque irrigue, impropriamente sottratte direttamente alla conduttura ‘San Leonardo’, di proprietà del ‘Consorzio di Bonifica Palermo 2’ e concesse solo agli agricoltori che pagavano.
Gli affiliati alla famiglia mafiosa di Ciaculli sarebbero, infatti, intervenuti direttamente sulle condotte del consorzio, forzandole e incanalando l’acqua in vasche di loro proprietà, per poi ridistribuirla ai contadini operanti nell’agro Ciaculli-Croceverde Giardini e Villabate.
Una circostanza che, oltre a costituire un guadagno illecito per l’organizzazione mafiosa, avrebbe permesso al clan di Ciaculli di accreditarsi verso numerosi produttori agricoli, diventando il punto di riferimento per la gestione di uno dei beni essenziali per eccellenza: l’acqua.

Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta