“Allora: un primo di minestrone alla genovese con pesto, di secondo trippe accomodate patate e piselli. Il dolce? Zuppa inglese con panna… Poi un po’ di frutta fresca: banane, pere, mele, arancia e mandarini. Fanno 10 euro: servizio e coperto non si pagano: sono compresi”.
Stupiti? Vi sembra davvero poco? Vi sveliamo l’arcano. Immaginate di essere entrati nel ristorante nel 1965 e di uscirne oggi.
Il vostro conto sarebbe stato di 960 lire: minestrone (280), trippe (380), zuppa inglese (200) e frutta (120). Un rapido conto a spanne: in media un pasto come questo, abbondante, vi costerebbe, oggi: minestrone (8 euro), trippe (12 euro), zuppa inglese (5 euro), e frutta che non esiste neppure più nei ristoranti odierni. Tiè al suo posto ci mettiamo l’amaro (5 euro) e 2 euro di servizio e coperto che, a quel tempo, non si pagava a parte. Totale 32 euro. Rintuzziamo subito le critiche… Vero esistono i menù a 10/12 euro ma se li aveste proposti nel 1965 ve li avrebbero tirati dietro.
Menù di giovedì 27 gennaio 1965
Il menù su cui stiamo ragionando è quello di un ristorante del centro di Genova, in Salita di Porta Soprana. Potrebbe fare impressione scoprire che i vostri fusilli al pomodoro registrati in carta a 220 lire vi verrebbero a costare 2,27 euro. Un gioco certamente, ma con un fondamento di verità: quello della rivalutazione storica di lira ad euro utilizzando un convertitore come inflationhistory.it.
Tenete conto che lo sripendio medio di un operaio, nel 1965, era di 86.000 lire e che oggi, uno stipendio medio, di pari livello, ammonta a 1.788 euro. Calcolatrice alla mano: nel 1965 quello stipendio valeva circa 88 pasti di quel tipo. Attualmente, con l’identica paga spostata nel tempo, ve ne potreste permettere 59. Una bella differenza: siete d’accordo?
Ancora qualche curiosità. Il piatto più costoso del menù invernale? Saltimbocca alla romana con purè e carciofi: 650 lire ovvero 6,72 euro.
Tanto per contestualizzare: nel 1965 per viaggiare sul tram servivano solo 50 lire, la pasta al kg si poteva acquistare con 260 lire, la carne di manzo al kg 1.900 lire mentre un grammo d’oro 870 lire, il riso 250 lire al kg e per acquistare un disco in vinile bastavano 1.800 lire.
Menù di giovedì 29 luglio 1965
Ma oltre i prezzi c’è di più. Una scorsa ai due menu, quello invernale e quello estivo, ci dicono molto delle abitudini di un’Italia, a cavallo tra boom e congiuntura, che mangiava al ristorante in modo casereccio. Della frutta, che era un punto fisso delle varie liste dei ristoranti, oggi non è rimasta più traccia, sostituita da dessert straelaborati e dal costo, guadagno sinceramente più favorevole al ristoratore.
Altro particolare degno di nota è che, almeno nel ristorante di cui riportiamo memoria sotto forma del menù estivo e invernale, non era previsto un “a parte” per pane e coperto.
Marco Benvenuto
Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta