È pensato per giornali e tv e dovrebbe evitare “l’effetto annuncio” segnalando solo le astensioni dal lavoro che recano “un vero pregiudizio all’erogazione dei servizi pubblici essenziali”
Roma – Sono stati 1.009 gli scioperi registrati nel 2021, in aumento rispetto rispetto agli 894 dell’anno precedente.
È quanto si legge nella Relazione annuale del presidente dell’Autorità di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali, Giuseppe Santoro-Passarelli, presentata oggi a Montecitorio.
I settori più conflittuali sono quelli del trasporto pubblico locale, dell’igiene ambientale e del trasporto areo mentre si sono ridotte le proteste nell’industria. Gli scioperi generali nazionali proclamati sono stati 21 (contro gli 8 del 2020) e quelli effettuati 18 (per 3 è pervenuta la revoca).
Di tali scioperi, uno soltanto è stato proclamato dalle Confederazioni Cgil e Uil per il 16 dicembre scorso. “Tutti gli altri sono stati proclamati da sindacati di base, non adeguatamente presenti nei vari settori produttivi, con motivazioni politiche e/o economiche spesso generiche e con livelli di adesione del tutto irrilevanti”.
Secondo il Garante, bisogna evitare “inutili allarmismi o ‘effetti annuncio’ di fronte ad astensioni proclamate da organizzazioni non adeguatamente presenti nei servizi interessati e che avranno adesioni del tutto irrisorie e senza arrecare un vero pregiudizio all’erogazione degli stessi”.
Per questo appare necessario rinforzare il ruolo dell’informazione, per fare in modo che lo svolgimento degli scioperi, nella loro reale consistenza e l’attività della Authority siano, efficacemente, portati a conoscenza dell’opinione pubblica.
La Commissione si ripromette allora di indicare ai media l’impatto presumibile dello sciopero generale, sulla base di una valutazione preventiva basata sulla consistenza di precedenti astensioni effettuate da quella determinata organizzazione sindacale, dando comunicazione alle aziende e all’utenza, con un sistema di “bollinatura” dello sciopero, graduato con distinti colori. Il Garante ha denunciato la proliferazione dei contratti, il dumping contrattuale, i subappalti al ribasso, il ritardo nel pagamento delle retribuzioni, che minano la tenuta del sistema e sono all’origine del conflitto; quindi ha chiesto di rafforzare il ruolo dell’Autorità di garanzia e di adeguare gli importi delle sanzioni previste per le organizzazioni sindacali e per i datori di lavoro.
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