FdI vola e va in pressing su Lega e FI per staccare la spina al governo Draghi
Roma – Hanno cercato di frenare per tutto il pomeriggio, gli esponenti di FdI che sono passati nel quartier generale allestito in via della Scrofa per seguire lo spoglio delle amministrative, ma l’entusiasmo c’era e si avvertiva. Gli ordini di scuderia erano di mettere in risalto la buona performance di tutto il centrodestra e di segnalare l’obiettivo di una coalizione coesa per le prossime politiche.
La percezione netta, però, è che i risultati delle liste in città come Genova e soprattutto Verona certifichino una nuova fase degli equilibri interni, con un sorpasso sul Carroccio che ormai viene ritenuto acquisito.
Nella storica sede fanno capolino per prima la senatrice Isabella Rauti e il responsabile organizzazione Giovanni Donzelli, che inaugurano il mantra: “L’importante è la coalizione”, “Unito il centrodestra vince” “i nostri avversari hanno perso”. Li raggiunge poco dopo il capogruppo al Senato Luca Ciriani, pure lui su questa lunghezza d’onda, anche se tra le righe nessuno manca di sottolineare il sorpasso in corso: nessuno manca di ricordare, con una malcelata soddisfazione, la famosa regola interna alla coalizione, secondo cui sarà il partito che alle Politiche prenderà più voti a esprimere il candidato premier. Dietro le quinte, al riparo da microfoni e telecamere, è difficile non cedere all’euforia guardando i risultati di città del nord come Como, Monza, centri dove fino a qualche anno fa era impensabile il sorpasso di FdI sulla Lega.
A tirare fuori gli artigli per primo e ad affondare è il presidente dei deputati, Francesco Lollobrigida, che nasconde per un attimo il ramoscello d’ulivo e si rivolge a brutto muso al numero uno di Forza Italia in Sicilia Gianfranco Miccichè, che ha ribadito il veto alla ricandidatura del governatore uscente Nello Musumeci: “Se noi che siamo il primo partito – sottolinea – non facciamo gli aut aut agli altri, perchè mai gli altri devono poterli fare a noi?”.
Le inibizioni cessano definitivamente con l’arrivo di Giorgia Meloni, che mantiene l’understatement sulla gioia per l’andamento delle elezioni nella prima parte della sua conferenza stampa, quando ribadisce che “oggi non è giorno di polemiche” e chiede di “lavorare sul bicchiere mezzo pieno” ma poi, sollecitata dai cronisti presenti, non resiste al richiamo dell’euforia. E così, dopo avere definito il suo partito “forza traino del centrodestra” chiede apertamente a Matteo Salvini e a Silvio Berlusconi di togliere l’appoggio al governo Draghi (“fossi in loro io lo farei”), mette in guardia gli stessi dal cedere alle sirene del proporzionale e risponde al citato Miccichè sulla questione Musumeci parlando di “dichiarazioni fuori luogo”. A supporto della richiesta di staccare la spina a Draghi, la presidente di FdI ritiene irreversibile il ritorno al bipolarismo e, dando per scontata la fine politica di M5S conclude alzando ancora il pressing su Lega e FI: “La forza principale che sostiene Draghi non esiste praticamente più, mi aspetterei che una politica responsabile dicesse il governo è finito, che si va al voto perchè questo Parlamento che mantiene in piedi il Governo non rappresenta l’Italia”.
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