Quattro sconfitte di fila
E ora attendo curioso l’autocritica a cui ci ha puntualmente abituato ogni politico perdente che si rispetti, per di più se osservante e anche con fuggevole appartenenza alla sinistra.
La sconfitta era nell’aria e da tempo, tra ritardi nelle candidature, difficoltà di programmi e convergenze, se non alleanze. Ora però sarà opportuno, magari, scendere nel particolare, stracciarsi un po’ le vesti in modo che gli errori non tornino ad essere ripetuti nelle prossime occasioni. Quelle che verranno a distanza di tempo e comunque dopo quattro dolorose debacle di fila ad opera dell’abbinata Giovanni Toti/ Marco Bucci nell’arco di appena sette anni. Per di più in una città dove l’ultima giunta di pentapartito prima dell’avvento di Bucci risaliva al ciclo amministrativo che prese il via nel 1985 con il repubblicano Cesare Campart. Il sindaco farmacista originario di Nervi, ex partigiano che come tale aveva rifiutato i voti dei missini all’opposizione succedeva ad un altro primo cittadino, un altro ex partigiano, allo scadere del secondo mandato, Fulvio Cerofolini.
Con un destino che proprio per la giornata della sconfitta della sinistra ha riservato a tutti l’ennesimo dolore con la scomparsa di Beppe Pericu, anche lui non casualmente sindaco confermato per il secondo ciclo amministrativo, proprio come è accaduto ieri per Marco Bucci.
Già, la scomparsa di Pericu, sindaco del G8 e dell’anno di Genova capitale europea della cultura, docente universitario e amministrativista conosciuto in Italia e all’estero. La sua scomparsa, nonostante fosse malato da tempo, in coincidenza con la sconfitta, magari annunciata ma troppo pesante, ha contribuito a dare un significato ancora più negativo al risultato elettorale nefasto, seppur largamente scontatato. E da qualche tempo. Tra sondaggi vari ed exit poll finali.
Chi comincia a sinistra va a finire a destra
E comunque per capire con congruo anticipo come sarebbe andata a finire non occorreva dotarsi di eccelse capacità intuitive o essere in possesso di doti divinatorie.
Sarebbe bastato ricorrere ad un “grande classico” per convincersi che si sarebbe conclusa nel peggiore dei modi, fra municipi consegnati agli avversari e un sindaco con uuna maggioranza ancora più forte.
Ammonisce, per esempio la legge di Murphy, da cui tutto è partito… “Se qualcosa può andar male lo farà”. Con puntuale estensione di Luiso: “Se qualcosa può andare a destra lo farà”. E tanto di paradosso: “Se la sinistra può andare a destra lo farà”. L’estensione di Kamar alla legge di Pudder recita ancora: “Chi comincia a sinistra va a finire a destra. Chi comincia a destra va a finire ancora più a destra”. Insomma, secondo le sacre dottrine tutto ampiamente previsto. Teorema di Ginsberg: “Non puoi vincere, non puoi pareggiare, non puoi nemmeno abbandonare”.
Tutti corollari con puntuali riferimenti a quanto verificatosi nel corso della campagna elettorale. Dall’alleanza di Bucci con gli esponenti di Italia Viva al cambio di direzione di Arcangelo Merella, ex assessore al traffico di Pericu, e nella precedente tornata elettorale, sceso in campo, durante il ballottaggio con la sua lista civica a sostenere l’antico avversario di Bucci, Gianni Crivello. Ma, insomma, che il carro del probabile vincitore finisca per risultare ben più accogliente è cosa nota. Per cui il buon Merella ha finito per perdonare a Bucci qualche supponenza di troppo. Anche passata. Del resto, proprio nel corso delle ultime battute della campagna elettorale, lo stesso Bucci ha chiesto venia ammettendo di avere un cattivo carattere e di urlare troppo. E così l’ex socialista, dopo essere rimasto qualche tempo alla finestra ha finito per lasciarsi attrarre dall’ “uomo del fare”. Con buona pace del paradosso di Luiso: “Se la sinistra può’ andare a destra lo farà”. E sigillo finale del sindaco uscente e rientrante: “I veri progressisti siamo noi”.
L’importanza delle liste civiche
Già i veri progressisti… che non è nemmeno soltanto una battuta. Perché alla fine dei conti le due liste civiche quella di Bucci e quella di Toti hanno totalizzato rispettivamente il 19 per cento e il 9,1 per cento. Con Genova domani al 4,7 per cento. Mettendo in seria difficoltà, anche nel centrodestra, i partiti, con Fratelli d’Italia al 9,3 per cento, la Lega al 6,8, Forza Italia al 3,8 e l’Udc 2 per cento.
Sul fronte opposto il Pd con Articolo 1 e Psi si è confermato il partito di maggioranza relativa con il 21 per cento, seguito da Genova Civica Arie’l Dello Strologo 6,3, da Europa Verde Sansa- Linea condivisa 5,2, dal 4,4 del movimento 5 stelle. E da sinistra italiana con l’1,5 per cento.
Un messaggio negativo per i partiti. In cui la lista civica di Bucci è in grado da sola di fare la differenza. E le tre liste civiche da sole finiscono per rappresentare quasi un terzo degli elettori. Con buon pace di Lega e Forza Italia con sensibili dimagrimenti.
Situazione meno evidente nella coalizione di centro sinistra dove le due liste civiche di Dello Strologo e Sansa totalizzano l’11, 5 dei consensi con un distacco positivo di Pd-Articolo 1 e Psi che sfiora i dieci punti. Con il sensibile calo dei pentastellati.
Pesante anche la debacle del candidato del centro sinistra che ha sfiorato il 39 per cento, mentre Marco Bucci ha totalizzato già al primo turno una percentuale che andava oltre le previsioni più rosee della vigilia. Nuovo record con il 56 per cento ampiamente raggiunto e superato.
E la connessione fra i risultati dei partiti tradizionali, quelli delle liste civiche e la scarsissima affluenza alle urne – visto che meno di un elettore su due si è recato ai seggi – la dice lunga sulla disaffezione dei genovesi per la politica intesa in senso tradizionale.
Critica e autocritica
E comunque lo sconfitto ha dimostrato tutta la sua classe ammettendo con largo anticipo il “cappotto” e congratulandosi già alle 17,30, a scrutinio ancora largamente in corso, con il suo imbattibile avversario.
Probabilmente non vedeva l’ora di lasciarsi alle spalle tutta la vicenda, anche se per tempo ha dichiarato che cercherà di far convivere la sua professione di avvocato con il ruolo di eventuale capo dell’opposizione nella sala rossa di palazzo Tursi. La sensazione è che comunque li’ per li’ abbia cercato di lasciarsi alle spalle tutta la dolorosa faccenda. Anche perché la sensazione urticante è che il candidato non sia stato sostenuto a dovere ne’ dal Pd ne’ dai partiti della coalizione di centrosinistra.
Già qualche giorno prima del 12 giugno, per la verità, sul suo blog su “Il Fatto Quotidiano” il professor Pierfranco Pellizzetti insinuava il dubbio che la sinistra abbia giocato deliberatamente a perdere. Spiega Pellizzetti: “ Insomma sembra legittimo il sospetto che il plot di Ariel Dello Strologo, candidato sindaco giallorosa, sia il remake del precedente calvario di Ferruccio Sansa. Entrambi designati dopo infiniti conciliaboli ( Per Sansa ci fu l’assurdo di una messa in pista a un mese effettivo dal voto e anche Dello Strologo fu tenuto a lungo a bagnomaria) per scelta inappellabile di uno sparuto sinedrio di notabili, che ha imposto ad entrambi il marchio indelebile di candidati calati dall’alto”.
Il potere dell’enfant du pays
Fino a spiegare: “Perché è andata cosi? L’ermeneutica del sospetto induce a scorgere un’ombra dietro tale gioco al massacro. Quella del proconsole ministeriale in regione , l’enfant du pays dove la politica presenta la sua faccia più scopertamente politicante: l’ex PC della Spezia , dove è cresciuto Andrea Orlando interessato a non lasciare emergere leader al centro della regione, che insidierebbero le sue future rielezioni e la possibilità di continuare a far flanella nella capitale. Appunto una tradizione del luogo. Chi scrive ricorda il caso del repubblicano Giorgio Bogi della Spezia, deputato per nove legislature, che nutriva un’unica priorità: impedire l’emergere di un qualche concorrente a Genova, che lo scalzasse avendo accesso al massimo serbatoio dei voti presente nel capoluogo”.
Una sorta di “politica degli alberi nani” che fu tanto cara a Paolo Emilio Taviani nel periodo di Massimo fulgore della Dc a Genova, trascritta ed applicata a sinistra.
Come se l’ordine di scuderia dato all’avversario di Bucci fosse quello di risparmiarsi lasciando all’avversario sempre e comunque la sua comfort zone.
Non casualmente arriva il post del collega Marcello Zinola: “GRAZIE ARIEL DELLO STROLOGO. E QUALCUNO DOVREBBE CHIEDERGLI SCUSA”. In cui Zinola spiega: “Ad Ariel Dello Strologo dobbiamo solo dire grazie.Qualcun altro dovrebbe chiedergli scusa. Spero che da qui possa ricostruirsi qualcosa con meno apparati, meno autoreferenzialita’ anche nella sx si salottieraeno, dove qualcuno potrebbe anche andare… in pensione meno terziquarti mandati vari, meno leaderini e per Ariel una grande autonomia. Peccato perché sarà molto solo in consiglio, nella minoranza consiliare la maggioranza va al partito che nemmeno aveva messo il suo nome sui manifesti. Hanno finito il loro tempo, spero lo capiscano come chi continua ad ostinarsi in un legittimo ma poco produttivo ruolo da tribuna”.
Quella dolorosa scomparsa
E nemmeno Zinola può fare a meno di notare una dolorosa concomitanza:
“ Forse non è un caso che tutto si sia completato nel giorno in cui se ne è andato Beppe Pericu, l’ultimo sindaco, veri sindaco della città. E lo dico da ligure non genovese. Ricordo al G8 la sua telefonata in diretta a Primo Canale poco dopo la morte di Carlo Giuliani, da autentico vero “premier”. Provate a immaginare al suo posto una, uno di csx o di dx venuti dopo…
Qualcuno stasera, con la luna completamente spuntata dal monte rifletta, si guardi allo specchio e faccia fagotto. Avete fatto quadruplete, Toti bis, Bucci bis. Zero idee, zero programmi. Un po’ di poltrone”.
Tutto vero e tutto giusto. Anche se farebbe bene ricordare, per esempio, il clima precedente all’indicazione di Beppe Pericu come candidato del centrosinistra. Con un Adriano Sansa spedito in panchina. La famosa frase di Ubaldo Benvenuti, allora dirigente del Pds in cui vantando lo strapotere del partito disse: “Potremmo far fare il sindaco a quell’operaio che sta passando sul marciapiede opposto”. E Sansa che si candido’ in una lista civica. E ancora alle voci che circolavano su un mancata riconferma di Pericu, prima che andasse in scena il G8 con tutte le sue devastazioni e violenze e Lui fu decisivo, in quei giorni, per cercare di riportare in qualche modo la calma.
Perché poi ha un bel dire il mio collega ma la politica è sempre questa roba qui e negli anni, magari la situazione, se possibile, è addirittura peggiorata.
Commenta Marco Veruggio: “Questa idea del candidato sconfitto perché pugnalato dalla burocrazia di partito mi pare cancelli il dato politico di un centrosinistra che non ha alcuna credibilità nel presentarsi come alternativa alla destra e che ha come proprio referente sociale la borghesia progressista dei quartieri bene. Di cui Dello Strologo è la perfetta incarnazione. La realtà è che il risultato elettorale era scontato”.
Un copione già scritto
Insomma la sensazione abbastanza fastidiosa è che durante un mese di campagna elettorale sia andato in scena un copione già scritto in cui nessuno, ne’ il sindaco uscente e tantomeno lo sfidante, avevano alcun interesse ad affondare i colpi. Tutto all’insegna del bon ton e del rispetto reciproco. Con Bucci pronto ogni tanto a menare per l’aria la Durlindana e il povero Dello Strologo a parare i colpi.
Avrebbe avuto un argomento incredibilmente importante per minare alla base la credibilità dell’avversario, quello della ineleggibilità dovuto alla doppia carica di Commissario. Avrebbe potuto sostenere in ogni uscita che si trattava di un atteggiamento di scarso rispetto per i genovesi in generale e per i suoi elettori in particolare. Che di fronte alla pur minima percentuale che il Comune venisse messo nelle mani di un commissario e con il rischio che le attività fossero in un certo qual modo congelate attraverso la routine dell’ordinaria amministrazione in un periodo importante per gestire i soldi del PNRR.
Bucci, insomma, avrebbe dovuto almeno rendere pubbliche le sue carte e i suoi pareri.
Lo hanno scritto sui loro profili un consigliere e capogruppo uscente, costretto lui si’ dal fuoco amico a rinunciare a candidarsi, e un avvocato di area Pd, ex presidente della Fiera di Genova. Dello Strologo, da parte sua, si è limitato a porre la domanda timidamente senza voler realmente costringere Bucci a rispondergli. Senza mai affondare i colpi
Un copione basato sul bon ton, con Bucci che per risposta lo ha vellicato dicendo che sull sistemazione dei depositi chimici in fondo il suo avversario, ex amministratore della Superba non aveva detto quale fosse la sua idea alternativa.
Come se si trattasse di un messaggio a ricordare un patto di non belligeranza.
“Cane non mangia cane”, insomma. Ad evitare quello che avrebbe potuto risultare finalmente un contraddittorio vero e proprio. Tra un candidato con i larghi favori del pronostico e un avversario pronto a dare battaglia, con il sangue agli occhi, per ribaltare il pronostico.
Fino all’ultimo scivolone, quello di non ritirare i moduli per il voto referendario. Posizione legittima, intendiamoci, politicamente in linea con il centrosinistra, ma che andava comunque annunciata e motivata per tempo, onde mettersi al riparo da una raffica di critiche, magari strumentali o addirittura pretestuose. Un chiaro errore nella comunicazione. Sempre che come spiegava Pierfranco Pellizzetti il diktat non fosse quello di perdere senza suscitare troppi clamori
E così ognuno ha preferito non spingere troppo. Al di là della politica e dei rispettivi impegni bisogna pur sempre mangiare. Specie se si è stati costretti rinunciare a qualche remunerativo consiglio di amministrazione. In fondo anche nel partito di avvocati e consulenti… cane non mangia cane. Anzi, sono spesso i migliori amici.
Paolo De Totero


Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.