Genova di uomini destri
Nel bene e nel male. Perché alla fine la nostra città comunque non smette di fare notizia. Dal ponte in avanti, dal modello Genova in poi – che il ponte ha permesso di ricostruirlo tempo di record -. E poi, nel bene e nel male, dalla campagna elettorale soft fra avversari eternamente ed estremamente rispettosi ed elettori in perenne attesa che qualcuno alzasse i toni. Campagna elettorale soporifera che ha portato il risultato già ampiamente scontato addirittura al primo turno. Con un’astensione record che ha decretato nei risultati la crisi dei partiti tradizionali -Pd incluso- e il nuovo potere delle liste civiche, oltre al ribaltone in molti municipi.
Fino all’attesa – che ancora va avanti – che qualcuno degli sconfitti, personaggio più o meno autorevole, prenda finalmente la parola per spiegare le ragioni della sconfitta. In una sorta di autocritica, “fu marxista”. Fugando quella sensazione gravosa e urticante che qualcuno fra gli sfidanti del “sindaco del fare” avesse già messo in conto di correre per perdere, mantenendo bassi i toni. Del resto che cosa dire di un candidato in odore di martirio e autoflagellazione che rassicura i suoi futuri elettori, a qualche ora dal voto, con l’orgoglio di chi dice che comunque vada a finire cercherà di trovare lo spazio e le energie per far convivere il suo lavoro da avvocato – quello che dopo le dimissioni dal cda della Superba gli permetterà di sopravvivere – con gli impegni di capo dell’opposizione? Fino all’autogol, a seggi ancora aperti, di non prendere le schede dei referendum senza fornire comunque una spiegazione politica che lo mettesse almeno al riparo dai commenti e dalle speculazioni di avversari e no sulla sua scelta. E poi quella presa d’atto spiccia della sconfitta – largamente preventivata, per carità – con il bon ton degli auguri a Bucci. Che ha maramaldeggiato, come è solito fare sull’avversario che scivola e va al tappeto da solo, e assicura che potrebbe pensare in un futuro probabile, possibile o forse no, a blandire il suo sfidante numero uno con un assessorato. Chesso’…. quello alle pari opportunità, magari. E lo sfidante che replica, nemmeno troppo piccato, che promette un’opposizione costruttiva. Se qualcuno avesse voluto scrivere un copione nonsense infarcito di banalità e ovvietà sulla politica al giorno d’oggi non avrebbe veramente potuto e saputo fare di meglio.
Genova vecchia e ragazza
Per non parlare della “coda” velenosa di Cristina Lodi, consigliere uscente ed ex capogruppo del Pd per un lungo periodo sino a che, fra il malumore e i sospetti di un’operazione maschilista, è stata congedata per lasciare il posto ad Alessandro Terrile. La Lodi dopo essersi spesa in ogni occasione per il suo candidato sindaco che, a risultati acquisiti, in un’intervista a “La Repubblica” a domanda risponde che forse, per incentivare maggiormente il voto, il suo partito avrebbe dovuto ricorrere alle primarie per individuare il nome candidato sindaco.
E vista la debacle di Ariel Dello Strologo, forse Cristina Lodi donna ed ex capogruppo, non ha nemmeno tutti i torti. Si continua con quella sensazione del candidato calato dall’alto. Impressione suffragata anche dai risultati. Quelli di qualche giorno fa suggeriscono un Dello Strologo che non è stato in grado di catalizzare le attenzioni del centrosinistra. E, come se non bastasse, il candidato sindaco dell’ultima tornata, Gianni Crivello, il capo dell’opposizione, finito fuori dalla sala rossa per una manciata di voti.
Probabilmente vista la disponibilità di cinque anni fa del Nostro il Pd avrebbe dovuto dimostrargli un maggiore rispetto. Crivello rispose obbedisco, dopo aver detto pubblicamente che non ne avrebbe avuto nessuna intenzione, solo perché Luca Borzani, dopo essersi molto fatto pregare e aver a lungo tergiversato, aveva infine opposto un assoluto diniego.
E comunque a parte la Lodi i consiglieri che nell’ultima amministrazione si sono distinti di più nel fare opposizione ad una giunta che spesso è andata per le spicce senza nemmeno fornire le risposte che i consiglieri dell’opposizione richiedevano, a conti fatti sono rimasti fuori. Silurato dal “fuoco amico” Alessandro Terrile l’ex capogruppo costretto ad abbandonare per una nomina che ha sollevato questioni di opportunità. Non sufficientemente premiato per il suo lavoro Gianni Crivello, che ha pagato il neo di essere esponente di un gruppo minoritario. Insomma torna a galla il retrogusto di una scelta più o meno volontaria di un risultato negativo, con tanto di depotenziamento del gruppo di futuri oppositori.
Genova di cose trite
Ma così è la politica sotto Il bandierone scudocrociato, nella nostra città che nel bene e nel male riesce sempre a fare notizia.
Perché poi il dato ampiamente scontato della vittoria al primo turno si è puntualmente realizzato togliendoci la suspense della doppia settimana di colloqui e abboccamenti che per forza di cose sarebbe stata dedicata agli apparentamenti. Solo che Marco Bucci ha giocato d’anticipo, ha raccolto sul suo carro di probabile vincitore, da destra a sinistra, tutto ciò che riusciva a mettere insieme. Poi di fronte ai segretari dei partiti che arricciavano il naso ha preteso fiducia. Ha distribuito le new entry nelle tre liste civiche che almeno nei suoi desideri avrebbero dovuto surclassare i risultati dei partiti politici tradizionali. Riuscendoci e ritagliandosi un ruolo diverso rispetto alla scorsa amministrazione. E si è preparato ad affrontare la lunga querelle per la distribuzione delle poltrone. Condividendo o, di volta in volta, opponendosi al vecchio manuale Cencelli di democristiana memoria.
Insomma ci vedevamo già proiettati nel secondo tempo dello show in virtù della vincita secca al primo turno.
Solo che poi, altra notizia, è sopravvenuto l’imponderabile con la bella novità che un gruppo di maggioranza, Forza Italia, ha chiesto di rifare il conteggio dei voti. Morale: benservito a un consigliere UDC e l’unico candidato promosso di FI trova compagnia. Intanto alcuni presidenti e candidati presidenti dei municipi chiedono anche loro che i voti assegnati in un primo momento vengano ricontrollati. Con nuova appendice.
Avrebbe dovuto essere tutto rapido e indolore… e invece. Tanto che Bucci, per non smentirsi, guarda lontano e sospettoso lancia la malevolenza che il pasticcio di presidenti di seggio e scrutatori assenti all’ultimo minuto, non si sia svolto per caso.
Genova tutta cantiere
Insomma l’uomo del fare impantanato fra le secche dell’imponderabile. E come, se non bastasse nel momento in cui aveva pensato di poter superare, finalmente tutti i veti incrociati dei partiti a caccia di poltrone per i loro esponenti di spicco. Magari calcolando anche il gioco dei rientri dei primi dei non eletti attraverso la nomina ad assessori di compagni di partito. E quando il neo sindaco Bucci si lascia sfuggire che l’assessorato che fu di Francesco Maresca consigliere con la lista Toti andrà ad un professore universitario già parlamentare e saggio, ecco che il tono dello scontro si alza. Narrano di una telefonata di fuoco tra il governatore e Marco Bucci. Con Toti che ha difeso la conferma dell’incarico in capo al figlio d’arte. E poi c’è tutta la querelle con Fratelli d’Italia, evidentemente solo accantonata. I rappresentanti di Fdi con Matteo Rosso, il coordinatore in testa, chiedono il presidente del consiglio comunale e un numer congruo di assessori minacciando l’uscita dalla maggioranza ma garantendo l’appoggio esterno. Miracolo di un partito che a livello nazionale ai soliti accordicchi ha preferito l’opposizione. Epperò i territori sono un’altra cosa. E comunque Bucci non ha intenzione dimlasciarsi intimidire e ripete che gli assessori li vuole scegliere lui, dall’alto del suo risultato elettorale che, in fondo ha ribadito la sua strategia vincente, quella di erodere il potere dei partiti tradizionali con le sue liste civiche nei quali ha inserito tutto e il contrario di tutto, bypassando, per esempio anche le minacce di FdI che non volevano in lista i renziani di Sora Lella Paita. Pero’ poi alla fine i nodi vengono sempre al pettine e i
Rappresentanti di Fratelli d’Italia non vogliono che a quelli dell’ex sinistra vengano dati incarichi. E ribadiscono di essere pronti a fornire solo l’appoggio esterno e di volta in volta. Insomma Bucci dovrà cercare un’altra strategia, mettendo da parte il cattivo carattere di scindecu cu cria. Perché in questo caso, a conti fatti sembrerebbe avere molto da perdere. E poi la giunta con tutti gli incarichi, dalle presidenze di commissioni sino ai consiglieri con delega è da sempre un puzzle in cui occorre duttilità e praticità.
Genova illividita
Fin qui il ponderabile o il passabilmente ponderabile, perché all’orizzonte c’è una questione di cui si è in qualche modo parlato, poco e male. Che ha dato addirittura la sensazione irritante di essere “silenziata”. Tanto che Antonella Marras, candidato sindaco a sinistra del centro sinistra che ha sfiorato l’ingresso nella sala rossa di palazzo Tursi in un post sul suo profilo personale torna a vellicare sull’argomento: “Ma l’ineleggibilita’ nessuno la contesta piu?Va tutto bene?”. Il tutto non prima di aver protestato sulla vicenda dei seggi e degli scrutini: “Quello che sta succedendo con lo spoglio delle schede è una cosa gravissima. Qualcuno deve rispondere di una organizzazione così approssimativa e che denota enormi lacune”. Insomma sulla conta è riconta dei voti si prevedono una serie di ricorsi al Tribunale amministrativo.
E allora in un clima così scivoloso, pochi giorni dopo la dichiarazione ufficiale degli eletti, con spada di Damocle comunque dei ricorsi, è possibile che qualcuno chieda di vederci chiaro sulla ineleggibilità o meno del sindaco del fare. Avrebbe dovuto dimettersi dalla carica di Commissario come fece a Milano Beppe Sala o qualche cavillo gli ha permesso di sottrarsi ad una legge dello Stato?
E comunque, sia quel che sia, lascia alquanto perplessi che in campagna elettorale la questione sia stata così poco gettonata dall’opposizione e soprattutto dal candidato sindaco del centrosinistra. Bon ton della buona borghesia genovese, anche quella che si dispone a sinistra con il suo naturale aplomb.
Ma non è detto che qualche pazzo o facinoroso non si trovi a sollevare la questione che in casi di accoglimento congelerebbe il neo sindaco costringendo il Comune al commissariamento. E di peggio in peggio, magari, prepariamoci alle accuse di colpevole boicottaggio di Bucci a una sinistra perdente, quella dei “no”, tanto per intenderci. U scindecu cu cria l’ha ammesso recentemente “Mi arrabbio e grido troppo”. E quindi prepariamoci. A meno che la cosa vada bene così. A tutti. Fornendo un motivo in più di dubbio a coloro che già qualche settimana fa spiegavano che anche il Pd si era già predisposto ad accogliere una sconfitta.
Genova mia tradita, rimorso di tutta una vita.
Paolo De Totero
![](https://www.fivedabliu.it/wp-content/uploads/2023/04/cropped-icona-sito.png)
Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta