Con la guerra tra Russia e Ucraina l’equilibrio dell’Europa passa attraverso i Balcani
Belgrado – La volontà di voltare pagina e inaugurare un nuovo capitolo nelle relazioni tra Serbia e Montenegro, fortemente deterioratesi negli ultimi anni, è stata sottolineata dai rispettivi capi di governo – la serba Ana Brnabic e il montenegrino Dritan Abazovic, quest’ultimo in visita oggi a Belgrado.
Una visita alla quale i media serbi dedicano grande spazio. “Vogliamo resettare i rapporti tra i nostri due Paesi, in modo che Serbia e Montenegro entrino in una nuova era di collaborazione fruttuosa e vantaggiosa per entrambe le parti”, ha detto la premier Brnabic nella conferenza stampa congiunta con il collega montenegrino. Abazovic da parte sua, rilevando come abbia deciso di effettuare a Belgrado la sua prima visita in un Paese della regione, ha detto che l’obiettivo è aprire una pagina nuova nelle relazioni bilaterali.
I rapporti difficili con la Chiesa ortodossa
“Siamo qui per aprire un nuovo capitolo e elevare al massimo livello i nostri rapporti politici e in tutti gli altri campi”, ha affermato Abazovic, che è alla guida da poche settimane, a Podgorica, di un nuovo governo di minoranza appoggiato dal Partito democratico dei socialisti (Dps) del presidente Milo Djukanovic, che negli ultimi anni era passato all’opposizione dopo quasi un trentennio di potere ininterrotto.
Ed è proprio la partecipazione politica di Djukanovic al nuovo governo che suscita dubbi e perplessità sulla possibilità di una completa normalizzazione dei rapporti con Belgrado. Djukanovic infatti da alcuni anni ha assunto posizioni fortemente antiserbe, accusando Belgrado e la Chiesa ortodossa serba di mire egemoniche sull’intera regione per attuare il presunto piano mai accantonato della “Grande Serbia”.
Abazovic incontrerà il Patriarca Porfirje
Accuse accompagnate dalla forte volontà di riaffermate l’identità nazionale, linguistica e religiosa del popolo montenegrino, che aveva portato un paio di anni fa al ritiro reciproco dei rispettivi ambasciatori. Tutti strappi questi che la visita di Abazovic a Belgrado si ripropone di ricucire, compreso un nuovo accordo tra stato montenegrino e Chiesa ortodossa serba, la cui bozza è già pronta, e della quale Abazovic parlerà probabilmente domani con il patriarca serbo Porfirje.
La premier Brnabic ha invitato il collega montenegrino a decidere per l’adesione del Montenegro a “Open Balkan”, l’iniziativa di Serbia, Macedonia del Nord e Albania per la creazione di un mercato comune regionale nei Balcani occidentali, iniziativa tuttavia alla quale finora hanno guardato con sospetto oltre al Montenegro anche Bosnia-Erzegovina e Kosovo, temendo che si tratti del tentativo di Belgrado di riprendere il controllo sulla regione con una sorta di “nuova Jugoslavia”.
Il Montenegro è indipendente dal 2006 quando con un referendum si separò pacificamente dalla Serbia. Da dieci anni è impegnato nel negoziato di adesione alla Ue (la Serbia negozia con Bruxelles dal 2014), mentre nel 2017 ha aderito alla Nato, nonostante la forte opposizione della Russia. La Serbia, militarmente neutrale e strettamente legata a Mosca, non intende far parte della Nato, con la quale collabora nell’ambito del programma di Partnership per la pace.
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