I beni sequestrati hanno un valore di 4 milioni di euro, tra cui 21 immobili nelle province di Caserta, Napoli e Latina
L’emergenza legata allo smaltimento rifiuti, soprattutto in alcune zone della penisola, spesso diventa permanente e si autoalimenta grazie anche alle difficoltà di controllare i subappalti da una parte, e la mancanza di una mentalità veramente green che spinga al massimo la raccolta differenziata. Sulla maggior parte del territorio italiano e in particolare al sud, la carenza di strutture idonee ad uno smaltimento ecosostenibile fa aumentare i chilometri percorsi dalla spazzatura con i relativi passaggi di mano ad aziende in subappalto, aumentando i costi e diventando così di interesse per la criminalità che deve riciclare e ripulire il denaro sporco.
È in questo contesto che la Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un decreto di sequestro di beni, nei confronti di un imprenditore operante nel settore dei rifiuti e dell’edilizia tra Napoli e Caserta, che aveva un ruolo dominante nel settore dei rifiuti grazie ai rapporti d’affari con Michele e Pasquale Zagaria.
Imprenditore già condannato
Il rapporto con la camorra è documentato nelle indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che hanno condotto alla condanna, in primo grado, dell’imprenditore nel 2021 ad opera del Tribunale di S. Maria Capua Vetere alla pena di anni 7 di reclusione, per concorso esterno in associazione mafiosa.
Le indagini hanno consentito di ricostruire una parte significativa della storia attinente all’emergenza rifiuti in Campania ed all’intervento di imprese mafiose nel settore del trasporto, della costruzione di discariche, della predisposizione delle piazzole per la stiva delle ecoballe, e per la gestione dei rifiuti nei Cdr.
i rapporti con la camorra
Nel tempo, il gruppo imprenditoriale di cui l’imprenditore era a capo, ha garantito ai clan camorristici un’immagine di apparente legalità dell’imprenditoria del settore dei rifiuti e dell’edilizia, ottenendo una crescita esponenziale dei fatturati e dei mezzi tale da giustificare l’ingresso nei grandi appalti pubblici, ponendosi come stabile intermediario tra l’organizzazione camorristica e soggetti pubblici.
I beni sequestrati hanno un valore di 4 milioni di euro, e nel sequestro sono incluse 2 società, 21 immobili nelle province di Caserta, Napoli e Latina (6 terreni e 15 fabbricati), tra cui una villa in Sperlonga, 15 rapporti finanziari e 2 autovetture.
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