L’uomo voleva colpire un altro carcerato ma sbaglia la mira. Gravi ustioni alla schiena per il poliziotto
Firenze – È successo nel carcere di Sollicciano, a Firenze. Un detenuto ha gettato dell’olio bollente addosso a un agente di polizia penitenziaria, ustionandolo. Lo riferiscono i sindacati degli agenti.
Secondo una prima ricostruzione dell’Osapp, il fatto “è avvenuto intorno le ore 12:30 di oggi quando un detenuto di origine magrebina, per vendicarsi di un altro detenuto suo connazionale, ha buttato dell’olio bollente che invece ha colpito un agente in servizio alla sezione del reparto giudiziario”.
Per il vicesegretario generale Giuseppe Proietti Consalvi “ancora una volta paga un poliziotto penitenziario che, a seguito delle bruciature sulla schiena, si è dovuto recare presso il pronto soccorso dell’ospedale per le cure del caso. Non è la prima volta che i detenuti impiegano dell’olio bollente per compiere atti aggressivi nei confronti di poliziotti penitenziari”.
Anche il segretario regionale di Uil-Pa Polizia Penitenziaria, Eleuterio Grieco, ricostruisce la vicenda confermando che “un agente è stato colpito da olio bollente lanciato da un detenuto” e che “l’operatore di polizia è stato condotto in ospedale coll’intervento del 118, vista la gravità delle ustioni. Questo è il secondo evento di questo genere che accade a Sollicciano”. Per Grieco “la conduzione dell’istituto, visti gli eventi critici come suicidi, autolesionismi, aggressioni che si susseguono ogni giorno, continua ad essere approssimativa e lacunosa, benché vi siano risorse umane ed economiche a disposizione”. Inoltre sottolinea di aver “apprezzato che il presidente Carlo Renoldi” nuovo capo del DAP, il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, “abbia visitato l’istituto di Firenze Sollicciano venerdì scorso, constatandone le condizioni in cui versa, per cui ci aspettiamo concreti interventi anche ispettivi, poiché vi sono aspetti organizzativi/gestionali che toccano il lavoro giornaliero e la dignità lavorativa del personale di polizia penitenziaria, che non possono più essere sottovalutati”.
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