Mafia a Palermo: la DDA confisca beni per 17 milioni a Gammicchia, il “re delle gomme” 

La vicinanza con le cosche mafiose avrebbe garantito a Vincenzo Gammicchia l’eliminazione di attività concorrenti grazie alle intimidazioni tipiche di Cosa Nostra

Palermo – Beni per 17 milioni sono stati confiscati dalla Sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, su richiesta della Dda, all’imprenditore Vincenzo Gammicchia, 72 anni, attivo nel settore della vendita e assistenza pneumatici. Il provvedimento è stato eseguito dai finanzieri del Comando provinciale dopo il sequestro scattato tra la fine del 2019 e l’aprile del 2020.

Si tratta di due aziende a Palermo, nel settore della vendita e riparazione di pneumatici, di un consorzio per la revisione dei veicoli, 28 immobili (appartamenti e magazzini), tra cui una villa con piscina sita a Palermo e una villa a Isola delle Femmine, 32 rapporti bancari, 8 polizze vita e una cassetta di sicurezza contenente preziosi e orologi di pregio e 9 tra autoveicoli e motoveicoli.

Sulla base degli accertamenti svolti dagli specialisti del G.I.C.O. di Palermo, la DDA, in base alle dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia, ha ritenuto che l’imprenditore, formalmente incensurato e non organicamente inserito nell’organizzazione criminale, sia da ritenersi “colluso” con Cosa Nostra e in particolare con le famiglie mafiose operanti nei quartieri Acquasanta e Arenella.

Gli investigatori pensano che l’imprenditore abbia occultato e schermato le risorse delle famiglie mafiose, investendole nella propria attività e pattuendo con esponenti di spicco del sodalizio forme di compartecipazioni da cui far derivare il periodico versamento di somme negli anni.

Ma anche mettendo a  disposizione del sodalizio la sede della propria attività per incontri e comunicazioni riservate fra esponenti mafiosi, nonché per favorire, attraverso la duplicazione delle chiavi, il furto di autovetture che gli erano affidate per riparazioni, poi utilizzate anche per il compimento di ulteriori attività illecite.

La vicinanza con le cosche mafiose avrebbe garantito a Vincenzo Gammicchia l’eliminazione di attività concorrenti grazie alle intimidazioni tipiche di Cosa Nostra.

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