Siccità, stime incerte per il futuro delle risorse idriche

Gli studiosi hanno scoperto che ogni anno nell’emisfero settentrionale ci saranno in media circa 45 giorni in più senza neve

Con il cambiamento climatico la disponibilità delle risorse idriche sarà sempre più difficile da prevedere.
Lo rivela uno studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, condotto dagli scienziati del National Center for Atmospheric Research (NCAR), della Cornell University e dell’Università del Colorado Boulder. Il team, guidato da Will Wieder, ha elaborato una serie di simulazioni computerizzate per valutare i dettagli sul futuro delle risorse idriche, considerando il modo in cui i cambiamenti di temperatura e precipitazioni altereranno l’accumulo di neve e i modelli di deflusso nell’emisfero settentrionale.

I ricercatori hanno utilizzato un potente modello climatico e un database di simulazioni per confrontare i dati noti e le stime per il futuro fino alla fine del secolo. Grazie ai calcoli effettuati dal supercomputer Aleph, presso l’Institute for Basic Science di Busan, in Corea del Sud, gli esperti hanno stimato le possibili alterazioni nei flussi d’acqua in gran parte del mondo. Stando a quanto emerge dall’indagine, anche nelle regioni in cui la quantità di precipitazioni non è cambiata significativamente nel corso degli anni, il flusso totale risulterà più variabile e imprevedibile. Gli studiosi hanno scoperto che ogni anno nell’emisfero settentrionale ci saranno in media circa 45 giorni in più senza neve.

“I sistemi di gestione dell’acqua nelle regioni dominate dalla neve – osserva Wieder – si basano sulla prevedibilità del manto nevoso e del deflusso. Gran parte della possibilità di anticipazione potrebbe venire meno a causa del cambiamento climatico. È probabile che le alterazioni nel flusso e nel deflusso abbiano impatti a cascata sugli ecosistemi che dipendono dall’acqua associata alle nevicate“.
Molte regioni della Terra sono strettamente correlate all’accumulo e al successivo scioglimento della neve. Tra queste, gli esperti evidenziano le Rocky Mountains, l’Artico canadese, il Nord America orientale e l’Europa orientale.
In questi luoghi, commentano i ricercatori, nei prossimi decenni la gestione delle risorse di acqua dolce sarà più complicata.
“Cerchiamo di migliorare le previsioni attraverso i dati, modelli e simulazioni – sostiene Flavio Lehner, della Cornell University – ma la rapida diminuzione della neve, che costituisce il migliore predittore, rende piu’ complessi i calcoli da effettuare”.

In uno scenario caratterizzato da emissioni di gas a effetto serra ridotte, però, riportano gli studiosi, gli impatti più gravi sul manto nevoso, sul deflusso e sugli ecosistemi sarebbero notevolmente inferiori. “Le metriche relative alla neve sono fondamentali per informare la società sulla gestione delle preziose risorse idriche – conclude Keith Musselman, idrologo presso l’Università del Colorado Boulder, altra firma dell’articolo – le agenzie di opere civili elaborano piani e progetti per la realizzazione di nuovi bacini idrici e altre infrastrutture volte a rispondere ai cambiamenti climatici, per cui è fondamentale che la ricerca si concentri su come migliorare le previsioni in base alla rimodulazione dei parametri naturali utilizzati finora”. 

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