Turbativa d’asta aggravata dal metodo mafioso: in manette Pietro Fotia

“Avrebbe influenzato l’esito di una procedura immobiliare, evocando l’acquisita fama criminale di appartenenza a una famiglia contigua alla ‘ndrangheta”

Savona – Nell’ambito della costante attività investigativa finalizzata alla prevenzione e al contrasto del fenomeno della criminalità organizzata, nel pomeriggio di ieri i poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Savona hanno tratto in arresto un cinquantenne, originario della provincia di Reggio Calabria, in esecuzione dell’Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale di Genova. L’uomo è accusato di turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso, di cui agli artt. 353 e 416 bis 1 del Codice Penale.

Si tratta di una complessa attività d’indagine della Squadra Mobile savonese coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Genova che ha portato alla contestazione di condotte con le quali l’arrestato avrebbe influenzato l’esito di una procedura immobiliare, evocando l’acquisita fama criminale di appartenenza ad una “famiglia”, contigua alla ‘ndrangheta e così sfruttando la forza di intimidazione che ne deriva.

Ecco come si aggiudicava gli immobili

Le articolate attività di approfondimento, svolte tramite servizi di pedinamento e osservazione, hanno consentito di ricostruire il modus operandi dell’arrestato nell’aggiudicarsi gli immobili in questione prevaricando tutti i possibili concorrenti.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, le minacce volte ad escludere ogni possibilità di concorrenza dalle procedure pubbliche in parola venivano perpetrate fin dal momento delle visite dei potenziali offerenti, in particolare in uno degli immobili interessati dalla procedura di vendita all’asta erano stati preventivamente e surrettiziamente affissi articoli di giornale relativi a condanne, arresti e sequestri aventi come destinatari i membri della “famiglia” e locandine di un quotidiano che ne richiamavano le vicissitudini giudiziarie così da rendere ancor più esplicita la evocata contiguità all’organizzazione criminale.

L’indagato si adoperava infatti per incutere tra gli altri partecipanti alle procedure d’asta, il timore di subire conseguenze se non si fossero fatti da parte, fotografando i presenti in maniera plateale, inducendo in loro la convinzione di poter essere identificati e rintracciati. Ostentava poi apertamente il suo ruolo dominante all’interno della “famiglia” d’origine, circostanza che trovava peraltro conferma nelle ricerche su internet che le stesse vittime si premuravano di svolgere.

Si vantava di avere subito oltre 50 processi ma di essere sempre stato assolto

Particolarmente d’effetto risultava anche il profilo dell’impunità di cui il soggetto si vantava affermando di avere subito oltre 50 processi ma di essere sempre stato assolto, così da lasciare intendere la sua condizione di intangibilità rispetto alla magistratura.

Il metodo mafioso messo in atto consentiva di fare terra bruciata di tutti i possibili concorrenti influenzando l’andamento della procedura e garantendo a soggetti, persone fisiche e giuridiche riconducibili all’indagato, di aggiudicarsi in ultimo i beni immobili oggetto dell’asta.

il Questore di Savona, Alessandra Simone, ha sottolineato “l’ importanza di mantenere alta la soglia di attenzione e perseguire con ostinata tenacia anche il minimo indizio sintomatico di infiltrazioni mafiose sul territorio, puntualizzando che uno degli obiettivi prioritari della Polizia di Stato di Savona è quello di consentire che la fertile economia locale rimanga scevra da contaminazioni pericolose”.

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