Mara Donatella Fiaschi, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Liguria, prova a fornire una chiave di lettura ai tanti episodi di cronaca degli ultimi mesi, individuando nella paura del futuro e nell’assenza di progettualità le principali cause di disagio
Di fronte ad una cronaca che, in Liguria come nel resto d’Italia, riporta con sempre maggiore frequenza episodi di violenza tra giovani e giovanissimi, compito degli psicologi è fornire una chiave di lettura che aiuti ciascuno di noi a meglio comprendere il fenomeno per contestualizzarlo, conoscerlo e, se possibile, affrontarlo all’interno della propria cerchia familiare e di affetti, evitando le banalizzazioni.
A fornire una riflessione in tal senso è Mara Donatella Fiaschi, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Liguria: “Ciò a cui stiamo assistendo, e che sempre più spesso registriamo anche nel nostro lavoro, non sono soltanto gli episodi di violenza eterodiretta che caratterizzano i fatti agli onori delle cronache, ma anche molti casi di violenza autodiretta, che sfociano in comportamenti autolesionistici, tentativi di suicidio o suicidi che, non dimentichiamolo, risultano essere la seconda causa di morte tra i giovani, dopo gli incidenti e prima ancora dei tumori”.
Secondo la presidente i lunghi mesi di isolamento ed il perdurare delle restrizioni alla socialità certamente hanno contribuito ad aumentare il disagio sociale, ed in particolare proprio quello giovanile, poiché proprio i ragazzi sono coloro che più hanno sofferto per il venir meno delle relazioni interpersonali. Ma il lockdown, da solo, non basta a spiegare certi episodi, che sono invece testimoni di un disagio preesistente e che risiede, soprattutto, nella paura del futuro e nell’assenza di progettualità: queste insicurezze, unite alla difficoltà ad accettare i limiti che spesso la vita impone, spingono i ragazzi a ricercare un senso di appartenenza nel gruppo, fatto di per sé non negativo, ma che talvolta finisce con l’alimentare atteggiamenti violenti e prevaricatori nei confronti degli altri o, appunto, di sé stessi.
Cosa fare, dunque, per prevenire il disagio giovanile ed evitare che sfoci in violenza? Bisogna spiegare ai ragazzi che il fallimento fa parte della vita e non deve essere percepito come un evento insormontabile, di fronte al quale abbattersi o cercare una via di uscita distruttiva. Gli ostacoli che si incontrano lungo il percorso di crescita sono necessari e inevitabili nel cammino di ognuno di noi, ma possono essere superati anche con l’aiuto degli adulti, a cominciare naturalmente dai genitori e della cerchia familiare, e senza sottovalutare l’importanza della scuola. Da questo punto di vista, però, è necessario un passo avanti anche da parte nostra: dobbiamo tornare ad ascoltare i nostri figli, cercare di comprendere le cause del loro disagio e accantonare, noi per primi, quella cultura del successo ad ogni costo che ha finito per intossicare la nostra società e le nostre relazioni.
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