Sommossa a Rebibbia, Sappe: “Non siamo carne da macello”

Mancanza di organico e carceri inadeguate, un mix esplosivo il sistema giudiziario italiano

Roma– Prima urla e rumore, poi un incendio di materassi e lenzuola che si è propagato in tutto il reparto. Nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso si è sfiorata la tragedia. Lo denuncia il Sappe, sindacato autonomo della polizia penitenziaria, che in una nota riferisce di una “sommossa” di alcuni detenuti nel reparto G6.

“Nonostante la concitazione e le difficoltà del momento, un ristretto gruppo di Poliziotti Penitenziari, alcuni persino accorsi da casa e dagli alloggi di servizio, con fatica hanno evacuato e messo in sicurezza tutti i detenuti facendoli raccogliere nel cortile passeggi. Gli agenti intervenuti, peraltro, hanno tutti messo in pericolo la propria incolumità fisica, dal momento che molti dei detenuti erano noti per la loro aggressività”.

Per il Sappe “quanto accaduto riaccende il problema dell’endemica carenza d’organico, spesso sottovalutato dal Dap – il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria -. E purtroppo, come sempre accade, a rimetterci sono gli agenti che in simili situazioni sono costretti a intervenire senza nessun protocollo d’intervento, privi di idonei dispositivi di protezione e in numero a dir poco inadeguato”.

“Da mesi diciamo che così non si può andare avanti, e non frega niente a nessuno, né ai vertici nazionali e regionali del Ministero della Giustizia ma anche al Garante regionale dei detenuti, a cui evidentemente l’incolumità fisica dei nostri poliziotti nelle carceri laziali non interessa affatto”.

“Serve forse un morto per svegliare tutti dal torpore che li contraddistingue?”, si domanda il segretario generale Donato Capece, che avverte: “Così non si può più andare avanti. Non siamo carne da macello”.

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