‘Ndrangheta, minacce mafiose per inquinare un’asta: resta in carcere Pietro Fotia

Depositata la sentenza del Tribunale del riesame: nessuna misura diversa dalla reclusione potrebbe, in concreto, consentire di contenere la sua elevata pericolosità

Genova – Locandine di giornali con le scritte “mafia” e “sequestri” appese alle pareti di un alloggio per intimidire i possibili compratori. E poi foto zoomate sul volto degli interessati all’asta immobiliare per fargli credere di poterli identificare. E ancora: minacce urlate sulla faccia di aver “avuto 50 processi penali” e nonostante ciò essere “rimasto incensurato”, sottolineando subito dopo di “appartenere alla famiglia Fotia”, legata alla ‘ndrina dei Morabito-Palamara-Bruzzaniti di Africo, segno distintivo di uno spessore criminale tutt’altro che “comune” che gli avrebbe permesso di “andare a cercare” chi avesse acquistato l’appartamento.
Il tutto per fare terra bruciata dei concorrenti garantendo ai soggetti legati alla famiglia di aggiudicarsi i beni immobili oggetto dell’incanto: un appartamento e un garage in via Olivetta, a Savona, che erano di proprietà del fratello Francesco.
Per questo, a fine luglio, la squadra mobile di Savona, coordinata dal pm Monica Abbatecola della Direzione distrettuale antimafia di Genova, ha arrestato Pietro Fotia, incriminandolo per “turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso”.

Contro questo provvedimento i legali dell’indagato avevano presentato istanza di riesame al tribunale genovese che, il 10 agosto, ha depositato in cancelleria la sentenza con cui rigetta le richieste della difesa perché “nessuna misura diversa dalla custodia in carcere potrebbe, in concreto, consentire di contenere l’elevata pericolosità del Fotia” che tra l’altro ha commesso “il reato in esame allorquando era sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale“.

“D’altra parte – scrive ancora il Tribunale del riesame – risulta significativo che, malgrado gli immobili fossero stati visitati da numerose persone, fossero state presentate unicamente un’offerta cartacea per l’abitazione (ad opera della moglie dell’esecutato e cioè Francesco Fotia) e un’offerta cartacea per il box, riferibile alla Rebirth Srl, in persona del procuratore speciale, Pietro Fotia”.

st

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.