I parenti delle vittime: “Fatti, non passerelle”
Genova – Quarto anno dal crollo del Ponte Morandi. Tra gli interventi di politici, amministratori e autorità religiose, racchiusi in una liturgia che è sempre la stessa, collaudata dal 2018 e che serve a ricordare le vittime innocenti di un omicidio, è emersa forte e chiara la disillusione dei parenti dei 43 morti.
Per il Sindaco Marco Bucci, che si è trovato a gestire un disastro inaspettato (tranne per chi ha omesso di fare le manutenzioni), le ” 11.36 del 14 agosto 2018 per la città di Genova rimarranno sempre scolpite nella pietra”.
“Sono quattro anni che ci troviamo qua e il tempo non asciuga le lacrime – ha aggiunto il presidente della Liguria, Giovanni Toti – ma ci permette di analizzare quello che è stato fatto davvero e cosa resta da fare”.
Ma l’intervento più atteso è stato quello di Egle Possetti che ha puntato il dito, una volta di più, sulla definitiva cessione di Aspi e le sue parole sono state durissime: “In questo anno ciò che fa più male è la cessione della concessione. È inaccettabile quello che è successo, inaccettabile che questa concessione, già scritta come nessuno di noi l’avrebbe scritta neanche per comprare una bicicletta, non sia stata stracciata ma addirittura remunerata agli azionisti, una cosa che umanamente non potremo mai accettare, noi e credo anche tutti i cittadini che sapessero realmente cosa è successo, perché purtroppo tanti non sanno e quando capita di raccontarlo rimangono sbalorditi.
Dobbiamo avere la forza e la tenacia di andare oltre, non possiamo crollare come quel povero ponte bistrattato che ha resistito 5 anni dopo che era stato evidenziato il rischio del suo crollo. Abbiamo avuto rassicurazioni sulla realizzazione del Memoriale e almeno su questo vogliamo avere fiducia. Il nostro Stato ha molto da farsi perdonare”.
Ancora una volta lo Stato è distante dai diritti dei cittadini. Un’altra strage che non vede all’orizzonte un giudizio rapido per i colpevoli che ogni giorno che passa godono del favore dell’oblio.
I genovesi antichi avevano un’usanza mirabile, erigere una colonna infame per i malfattori. E all’interno di un memoriale ci starebbe proprio bene.
fp
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.