I motivi del tentato omicidio: “Non mi piace. Non credo sia una brava persona”
Hadi Matar, l’uomo che la scorsa settimana ha assalito Salman Rushdie si dice “sorpreso” della mancata morte dello scrittore. “Quando ho saputo che era sopravvissuto, sono rimasto sorpreso”, ha detto il 24enne del New Jersey in un’intervista esclusiva in carcere al New York Post.
Matar non ha detto se il suo gesto sia stato ispirato dalla fatwa emanata nel 1989 dall’Ayatollah Khomeini contro Rushdie, autore de ‘I versetti satanici’, libro giudicato blasfemo dall’allora Guida Suprema iraniana.
Matar avrebbe accoltellato Rushdie per le offese arrecate all’Islam, aggiungendo di avere “letto un paio di pagine” del controverso romanzo dello scrittore iraniano. Il giovane ha negato di avere avuto contatti con i Guardiani della Rivoluzione iraniani e ha riferito di aver deciso di recarsi a Chautauqua, dove è avvenuto l’attacco, dopo avere letto nei mesi scorsi l’annuncio della visita di Rushdie al festival lettario della cittadina dello Stato di New York. “Non mi piace. Non credo sia una brava persona”, ha detto Matar riferendosi allo scrittore. “Ha attaccato l’Islam, ha attaccato la fede, il sistema di credenze”.
Rushdie ha ricevuto almeno 10 coltellate subendo danni al fegato, a un braccio e a un occhio. Nell’intervista al New York Post Matar ha lamentato il trattamento subito in carcere. “Gran parte del cibo che mi danno non è consentito dalla mia religione”. Nato negli Stati Uniti da genitori originari del sud del Libano, Matar non ha risposto alle domande relative al viaggio di un mese che avrebbe compiuto nel 2018 nel Paese mediorientale per visitare il padre. La madre, che ha preso le distanze dal figlio dopo l’assalto a Rushdie, ha riferito in un intervista al Daily Mail che il viaggio aveva “cambiato” il giovane e lo aveva reso più religioso e solitario.
Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta