Secondo Anthony Adejuwon, capo di Urban Alert, il 50% dei corsi d’acqua intorno alla città di Osogbo sono inquinati
Il bosco sacro Osun si trova ai margini del fiume omonimo che scorre alla periferia della città di Osogbo. La regione, nel sud ovest della Nigeria, è conosciuta tradizionalmente come la terra degli dei Yoruba.
Il Boschetto di Osun, considerato terreno sacro da circa 4 secoli, era diventato meta di pellegrinaggio per i fedeli del dio della fertilità e di altre divinità yoruba, finchè nel XIX secolo, Islam e Cristianesimo decisero che il culto tradizionale dovesse sparire e con esso tutte le statue e i templi dedicati agli dei pagani.
Finchè Susanne Wenger, una cittadina austriaca espatriata in Nigeria non decise di recuperare il culto degli dei yoruba insegnando alle comunità locali la loro storia religiosa, anche con la ricostruzione di sculture e opere d’arte.
Nel 1965 la foresta di Osun-Osogbo Sacred Grove è stata dichiarata Monumento Nazionale e nel 2005 è stata dichiarata patrimonio dell’UNESCO.
Oggi tutta la regione è minacciata dall’inquinamento dovuto allo smaltimento dei rifiuti da parte delle molte miniere d’oro illegali il cui deflusso riempie il fiume di metalli tossici.
Lo stato di Osun ospita alcuni dei più grandi giacimenti d’oro della Nigeria e le industrie di estrazione prelevano l’acqua dal fiume per utilizzarla per recuperare oro e altri minerali preziosi e scaricano nel fiume i fanghi di lavorazione che contengono cianuro, mercurio e piombo inquinando le fonti di acqua potabile di migliaia di persone.
Anthony Adejuwon, capo di Urban Alert, un’organizzazione che cerca di tutelare il fiume Osun dall’inquinamento delle miniere, sostiene che circa il 50% dei corsi d’acqua nella regione sono ormai inquinati e lo dimostra con i risultati dei test effettuati nel 2021. I livelli di piombo e mercurio nell’acqua del bosco sacro di Osun erano, rispettivamente , 1.000% e 2.000% al di sopra di quanto consentito dallo standard industriale nigeriano.
Nonostante il divieto da parte del Governo di utilizzare l’acqua per uso alimentare, chi abita nelle vicinanze del fiume ne fa un uso quotidiano perché in effetti non ha molte alternative. Non esistono depuratori e neppure acquedotti gestiti dallo Stato.
Tra le promesse del Governo di regolamentare le licenze di estrazione e mettere un freno alle attività estrattive illegali, promesse a cui Urban Alert crede poco, ad oggi non si riescono a sapere i dati di mortalità della Regione dovuti all’avvelenamento da piombo, mercurio e cianuro.
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