Così la leader di FdI dal palco di Ponte Embriaco, a Genova: “Per quelle donne che pensano che l’aborto sia l’unica scelta, vogliamo aggiungere il diritto di fare una scelta diversa”
Genova – Gli ultimi sondaggi la davano tra il 23 e il 25%. Che in parole povere significa un voto su due. E anche tra i leader di partito non se la cava male: seconda in classifica dopo Giuseppe Conte nel gradimento degli italiani.
A un passo dal diventare la prima donna premier del Paese, Giorgia Meloni continua nella sua opera di rassicurazione degli indecisi. E a quelli che hanno paura di vedere al potere una leader con un passato missino, offre una visione materna di sé e della sua politica: “Abbiamo bisogno di una politica che dica la verità e che abbia l’approccio dei genitori con il proprio figlio“, ha detto ieri sera dal palco di Ponte Embriaco, a Genova, per poi concentrare il discorso proprio sul suo essere donna e madre: “Quando mi è stato chiesto se sono pronta a governare, ho risposto che non si è mai pronti per un ruolo così importante, che ha sulle spalle la vita di milioni di persone. Chi ci andrebbe a cuor leggero? Ma questo – ha aggiunto – mi ha ricordato quando sono diventata madre. Quando ti nasce un figlio, il baricentro non sei più tu, ma un’altra persona. E se fai delle scelte, che magari da piccolo non capisce, le fai per lui: non rincorri il consenso immediato, fai le cose con lungimiranza e buon senso, senza buttare i soldi”.
E di soldi la politica ne ha buttati tanti. E “Giorgia”, come la chiamano le piazze, sembra sussurrare agli elettori: avete provato proprio tutti, ora date una chance anche a me visto che chi è venuto prima di noi non ha fatto granché bene.
“L’Italia non è in una situazione facile a causa delle economie che ci sono state consegnate – ha ribadito sorvolando sul fatto che dal 2006 si è fatta quattro legislature -. Siamo fanalino di coda in Europa. Il debito è alle stelle, la congiuntura complessa, l’aumento dei prezzi, il rischio di una crisi alimentare. E proprio per questo non possiamo più permetterci una politica inconcludente che getta risorse nel niente e scaglia debito ai nostri figli“.
Di madri e figli parla tanto. Lei che è la madrina della vecchia destra e di quella nuova, quella che sotto alle parole rassicuranti nasconde comunque la fiamma.
Dio-patria-famiglia è l’ideologia che rispunta ogni volta che si parla di immigrazione, di diritti Lgbtq+, di aborto.
È successo anche ieri, sempre a Genova: “Sono curiose le ricostruzioni che dicono che come eventuale primo premier donna non sarei davvero una donna, perchè toglierei diritti alle donne. Quali diritti nel nostro programma dovremmo togliere? L’aborto? No, non tocchiamo nulla, diciamo solo alle persone che potrebbero essere indecise che si possono fare scelte diverse”. Un concetto che sul programma elettorale è riassunto in una riga: “Piena applicazione della Legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, a partire dalla prevenzione”.
Una visione rassicurante dell’estrema destra, dicevamo, che catturi gli indecisi. Ma qui, forse, “Giorgia” un po’ ha toppato. Perchè a parte le levate di scudi di Pd e di Europa Verde, più che le parole contano le azioni.
E allora ricordiamo che lo scorso giugno la stragrande maggioranza dei Conservatori e riformisti europei, di cui la Meloni è stata eletta presidente nel 2020, ha votato contro una risoluzione del Parlamento europeo “sulle minacce globali ai diritti all’aborto” che faceva esplicito riferimento alla situazione in USA, dove la Corte Suprema ha rovesciato una sentenza del 1973 bloccando, di fatto, le interruzioni di gravidanza. Un testo che non ha efficacia vincolante, è vero, ma che la dice lunga sull’orientamento del partito.
Il rischio è che un governo trainato da FdI possa spingere per rendere ancora più difficile l’applicazione della 194, quella legge che dal 1978 garantisce alle donne la libera scelta. Sta già succedendo nelle Marche, dove la regione a trazione Fratelli d’Italia ha detto no alla somministrazione della pillola abortiva nei consultori.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.