Quello che avrebbe dovuto essere il debutto nella propria vita professionale si è trasformato nell’epilogo di un’immane tragedia
Sull’alternanza scuola lavoro i pareri sono molteplici e discordanti. In una nota, l’ingegner Mauro Rossato, Presidente Vega Formazione e Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering, cerca di approfondire il problema e capire se le regole che ci sono bastano o vanno implementate.
“È morto venerdì pomeriggio a 18 anni Giuliano De Seta di Ceggia, colpito da una lastra di metallo che non gli ha lasciato scampo. Ed è successo nell’ultimo giorno del proprio stage per il progetto di alternanza scuola – lavoro in un’azienda di Noventa di Piave.
Così un’altra giovane vita è stata spezzata. Così quello che per l’adolescente del veneziano avrebbe dovuto essere il debutto nella propria vita professionale si è trasformato nell’epilogo di una tragedia.
Un dramma che il nostro Paese conosce già molto bene. Le morti sul lavoro sono diventate quotidianità in un’emergenza che coinvolge ogni anno oltre un migliaio di lavoratori e le loro famiglie. E le cause dei decessi sono spesso riconducibili ad un inadeguato percorso formativo o di aggiornamento. Morti annunciate che addolorano chi, come noi, si occupa di sicurezza sul lavoro da quasi tre decenni.
E il dolore diventa rabbia quando a perdere la vita, o a rimanere gravemente feriti, sono giovani studenti impegnati in progetti di alternanza scuola – lavoro.
È accaduto a Giuliano De Seta venerdì pomeriggio a Noventa di Piave ma, prima di lui purtroppo, è successo ad altri coetanei nel nostro Paese.
Lorenzo Parelli è morto a 18 anni in un incidente avvenuto lo scorso 21 gennaio in un’azienda di Lauzacco, in provincia di Udine. Una putrella è caduta addosso al ragazzo e lo ha ucciso. Mentre nel mese di febbraio a Fermano, Giuseppe Lenoci, 16 anni, è deceduto a seguito di un incidente stradale mentre era a bordo del furgone aziendale condotto da un collega.
Altri ancora, poi, sono gli studenti che nei progetti di alternanza scuola lavoro, negli ultimi anni sono finiti in terapia intensiva per una caduta dall’alto o per essere stati travolti da cancelli o a causa di gravi ustioni. E c’è anche chi nell’utilizzo di un trapano o di una macchina ha subito l’amputazione di un dito o ha rischiato l’amputazione di una mano.
Verrebbe da pensare che non ci sia fine a questa emergenza. Ma, verrebbe anche da dire che la parola “fine” sia già scritta da tempo nell’ampia e dettagliata disciplina che regola la tutela e la sicurezza sul lavoro nel nostro Paese così come quella che guida l’alternanza scuola – lavoro.
L’art. 5 comma 2 del D.M. 195/2017 dispone che: “è di competenza dei dirigenti scolastici delle scuole secondarie di secondo grado l’organizzazione di corsi di formazione in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, rivolti agli studenti inseriti nei percorsi di alternanza e svolti secondo quanto disposto dal D. Lgs. 81/2008 e successive modificazioni. In ogni caso l’azienda ospitante verifica con l’istituto le ore di formazione già erogate allo studente e, se necessario, provvede ad integrare la formazione rispetto ai rischi specifici”.
Ciò significa che accanto ad ogni giovane vittima, si coglie sempre una responsabilità adulta.
I colpevoli, dunque, ci sono e sono coloro che dovrebbero tutelare ed accompagnare i giovanissimi nei loro primi passi nel mondo del lavoro.
Per questo, alludere alla fatalità o alla sorte avversa nei casi di infortuni che coinvolgono ragazzi impegnati nell’alternanza scuola – lavoro, appare assolutamente inopportuno e poco serio.
Significa solo scrollarsi dalle spalle ogni responsabilità, ogni senso di colpa per ripulirsi la coscienza. Ma non possiamo permettere che siano questi i contorni del racconto delle tragedie.
Basterebbe invece poco, pochissimo, per non assistere ad altri drammi sul lavoro che coinvolgano i ragazzi. Le regole per la sicurezza dei giovani in alternanza scuola lavoro ci sono e devono essere rigorosamente rispettate”.
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