Il senatur rimane fuori dagli eletti, Leoni: “Il partito non lo ha supportato, è una vergogna”

Giuseppe Leoni fondatore della  Lega lombarda ha criticato Salvini: “Il programma era sulla falsariga di quello della Meloni “

Milano –  Matteo Salvini non ha solo da gestire i guai derivati dalla debacle alle recenti elezioni politiche, ma anche da quello che rimane della Lega del tempo che fu.

“È una vergogna”

E nella giornata della resa dei conti nel consiglio federale che si è tenuto in via Bellerio, Giuseppe Leoni fondatore della  Lega lombarda insieme a Umberto Bossi il 12 aprile 1984, prima deputato del Carroccio poi senatore fino al 2013, ha dichiarato che considera una “vergogna nazionale” che il Senatur non sia stato eletto.

“Ma la brutta figura non la fa Umberto ma il partito. Io l’ho votato ma sono mancati i voti e il partito non ha pensato di salvarlo. Altri sono stati candidati in più collegi e eletti in tutti, lui no”.

Di certo la soluzione non è quella di farlo senatore a vita prospettata da Matteo Salvini “perchè di senatori a vita ce ne possono essere massimo cinque e adesso cinque sono. Ora è il momento di cacciare i mercanti dal tempio ma per questo bisogna avere i numeri. A Pontida la gente quest’anno è andata ad osannare uno che non esiste”.

“I voti? Salvini pensa di recuperarli al Papeete?”

Nella dura critica all’operato del “Capitano” Giuseppe Leoni ha voluto sottolineare il momento di grave arretramento che sta vivendo la Lega: “Salvini dice che recupererà i voti ma pensa di andare al supermercato o in farmacia a trovarli?

Al Papeete li può trovare, di certo non al Nord. Il programma era sulla falsariga di quello della Meloni e allora la gente preferisce lei a Salvini. E comunque lei è nazionalista, la Lega federalista, che sono come olio e aceto”, si possono mischiare ma poi si dividono.

“La soluzione è un triumvirato”

Secondo l’ex senatore, ora per il Carroccio si potrebbe pensare a un triumvirato “con una persona della vecchia Lega, una della Lega di governo e Salvini”. Ma di certo resta la “vergogna” di Bossi fuori dal Parlamento.

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