Era stato escluso dal Gup perché costituito dopo il crollo
Genova – Il Comitato dei parenti delle vittime di Ponte Morandi è stato ammesso al processo in corso a Genova che vede imputati 59 tra ex dirigenti e tecnici di Autostrade e Spea – la controllata che si occupava delle manutenzioni -, del Mit e del Provveditorato delle opere pubbliche.
La decisione, annunciata ieri, dà un colpo di spugna al criterio cosiddetto dell’anteriorità, che fino ad oggi aveva sempre escluso i familiari dei morti delle stragi italiane dalle parti civili per “carenza di legittimazione”.
Secondo questo principio, infatti, il soggetto danneggiato deve esistere già nel momento in cui si verifica il fatto che ha causato il danno, altrimenti potrebbe esserci il rischio di lasciare la porta aperta a soggetti taroccati che puntano soltanto all’euro, alla faccia di chi ha sofferto davvero. Un criterio sensato e, insieme, una lama a doppio taglio che esclude dal processo chi il reato lo ha subito sulla propria pelle, come i parenti dei morti inghiottiti dal cemento del viadotto Polcevera.
Per questo il Tribunale di Genova ha ribaltato la giurisprudenza e ha deciso di ammettere il Comitato di Egle Possetti, perché c’è “un’evidente peculiarità” data dal fatto che “per tipi di danno quale quello derivante dal collasso di un ponte, la sofferenza morale prospettata riguarda, più che una sola persona, un’intera collettività fruitrice dell’infrastruttura, e quel pregiudizio arriva a precedere l’evento e a essere già riferibile ai singoli prima del compiersi del crollo, risultando connesso alla grave incuria nella gestione di servizi essenziali, tra cui strade e autostrade”.
Si tratta di “un precedente importantissimo” perché “situazioni simili alla nostra potranno avere un riguardo diverso”, commenta Possetti fuori dal Palazzo di Giustizia parlando di “un’ammissione giusta e doverosa” che “ci riempie di orgoglio perché non abbiamo mai mollato”.
“Abbiamo chiesto ai giudici – aggiunge Raffaele Caruso, l’avvocato che assiste il Comitato – di avere il coraggio di superare un criterio giurisprudenziale e di cambiare corso”.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.