Lo denuncia la relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia inviata al Parlamento
Roma – La forza delle mafie sta nella mimetizzazione e sono anni ormai che la dimensione economica dei clan mafiosi prevale su quella violenta. I boss preferiscono “l’infiltrazione economica finanziaria” alle ammazzatine, perché consente di fare affari in silenzio e di insinuarsi nell’economia legale. Questo il contesto generale ormai assodato. Nell’ultimo anno, però, qualcosa è cambiato e il numero degli omicidi di mafia è tornato a crescere: erano stati 7 nel secondo semestre del 2020, sono stati 15 nel secondo semestre del 2021.
È uno degli elementi che emergono dall’ultima Relazione semestrale della Dia. Notano gli analisti che “analizzando il dato suddiviso tra le macroaree nord-centro-sud, l’aumento riguarda solamente i contesti meridionali” mentre “calano le fattispecie collegate all’associazione di tipo mafioso e per delinquere, nonché i delitti connessi”. Fatto che “conferma in linea generale la maggiore propensione delle organizzazioni criminali ad operare secondo logiche di sommersione e di mimetizzazione nel tessuto sociale, ad eccezione del sud Italia dove si assiste alla persistenza del ricorso alle tradizionali metodologie cruente per un’affermazione territoriale”.
Il quadro generale degli affari mafiosi
Il deciso decremento del fenomeno del riciclaggio su tutto il territorio nazionale, già osservato per il primo semestre 2021, “potrebbe ricollegarsi al ricorso dei gruppi criminali a strategie finanziarie sempre più raffinate e quindi di non facile individuazione. Ciò si affianca alla diminuzione dei reati di corruzione, frode nelle pubbliche forniture, trasferimento fraudolento di valori: tuttavia occorre precisare che si tratta di fattispecie di reato che emergono generalmente in seguito ad attività investigative complesse e di ampio respiro spesso condotte in tempi che valicano ampiamente il semestre”.
Estorsioni e usura “mostrano invece dati generalmente in flessione con una leggera controtendenza per le estorsioni rilevate nelle regioni settentrionale generalmente più attive dal punto di vista produttivo e commerciale. La diminuzione del traffico di stupefacenti in tutte le regioni non deve indurre a facili ottimismi poiché le indagini anche recenti non mostrano alcuna perdita di interesse delle organizzazioni mafiose per questo genere di crimine molto remunerativo”.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.