Ocse “Education at a Glance 2022”: il 23% dei giovani italiani abbandona le scuole superiori e non consegue il diploma
L’Italia resta uno dei 12 Paesi in cui la laurea non è il titolo di studio più diffuso per quanto riguarda i giovani tra i 25 e i 34 anni, ed è più alta la percentuale di coloro che non ottengono un titolo di istruzione alle scuole superiori.
Sono alcuni dei dati del report dell’Ocse “Education at a Glance 2022 – Uno sguardo sull’istruzione”, che ogni anno fornisce una comparazione delle statistiche nazionali dei 38 paesi membri dell’Ocse, più Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Arabia Saudita e Sud Africa.
Il report sottolinea che il livello di istruzione è in crescita costante in tutta l’area dell’Ocse, in particolare a livello terziario e tra gli adulti più giovani. Tra il 2000 e il 2021, la percentuale di giovani tra i 25 e i 34 anni con un livello di istruzione terziaria è aumentata in media di 21 punti percentuali.
Anche in Italia la quota è aumentata, ma a un ritmo più lento, di 18 punti percentuali (dal 10% nel 2000 al 21% nel 2011 e al 28% nel 2021). Inoltre, l’Italia rimane uno dei 12 Paesi dell’Ocse in cui l’istruzione terziaria (le università, le università applicative e i corsi di formazione post-diploma) è ancora meno diffusa rispetto all’istruzione secondaria superiore o post-secondaria (livello di studi superiori, non di carattere universitario) in termini di livello più alto di titolo di studio conseguito dalle persone di età compresa tra i 25 e i 34 anni.
Inoltre, il 14% dei giovani adulti dell’area Ocse ha interrotto gli studi senza conseguire un titolo di studio secondario superiore. In Italia, tale quota corrisponde al 23%, un dato superiore alla media.
Un altro dato preoccupante è la crescita del numero già elevato dei giovani adulti che non hanno un lavoro, né seguono un percorso scolastico o formativo, ovvero i NEET, che rischiano di trovarsi in serie difficoltà economiche e sociali negativi a breve come a lungo termine.
La percentuale dei NEET, tra i 25 e 29 anni, dopo essere salita al 31,7% durante la pandemia nel 2020, ha continuato ad aumentare fino al 34,6% nel 2021. Questa quota è diminuita tra il 2019 e il 2020 dal 28,5% al 27,4% per i giovani tra 20 e 24 anni, ma è poi aumentata fino al 30,1% nel 2021. Il pericolo reale indotto da questa situazione è il rischio che si venga a creare un circolo vizioso che va dalla povertà economica a quella educativa, e viceversa.
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