L’Argentina ha reso noto di aver ottenuto, durante una riunione della Commissione di decolonizzazione dell’Assemblea generale dell’Onu, un “ampio sostegno” da parte di numerosi Paesi
Bueno Aires – Il 19 marzo del 1982 una cinquantina di soldati argentini sbarcarono nella Georgia del Sud, issandovi la bandiera della Repubblica. L’esigua guarnigione inglese fu facilmente neutralizzata dagli argentini che imposero anche un blocco navale. Il 2 aprile l’Argentina invase anche il resto delle isole, proclamandone la legittima sovranità.
Un migliaio di morti per una questione economica
Gli inglesi furono sfidati anche a riconquistare le isole dal generale Galtieri, capo della Giunta militare, e neanche a dirlo il Regno Unito raccolse la sfida, per dimostrare, ancora una volta, che la Corona non accettava provocazioni, nonostante che l’impero coloniale basato sull’uso generalizzato delle armi, fosse ormai retaggio di un tempo passato.
Quella delle Falkland/Malvinas fu una guerra breve ma che provocò una inusitata quantità di perdite da entrambe le parti. Nei 74 giorni della sua durata, il conflitto provocò all’Argentina la perdita di 629 uomini, mentre 1.082 sarebbero stati i feriti, e solo l’affondamento dell’incrociatore “General Belgrano”, da solo causò la morte di oltre 300 uomini. Fra le truppe britanniche si contarono 255 morti e 777 feriti.
Un conflitto diplomatico aperto
Ma la questione, nonostante la fine della guerra il 14 giugno 1982, non è mai stata definita né tra le parti, né a livello internazionale. A quarant’anni dal conflitto, l’Argentina ha reso noto di aver ottenuto, durante una riunione della Commissione di decolonizzazione dell’Assemblea generale dell’Onu, un “ampio sostegno” da parte di numerosi Paesi alla sua proposta di “ripresa dei negoziati bilaterali per porre fine alla disputa sulla sovranità” nell’Atlantico meridionale riguardante le isole Falkland, denominate Malvine da Buenos Aires.
In un comunicato diffuso ieri il ministero degli Esteri argentino ha indicato che “l’ambasciatrice presso le Nazioni Unite, Maria del Carmen Squeff, ha illustrato le basi che sostengono i diritti dell’Argentina e ha ribadito l’invito al Regno Unito a risolvere pacificamente la controversia secondo quanto disposto in passato dall’Assemblea generale dell’Onu”.
Una questione di risorse
La Squeff ha sottolineato che il “rifiuto britannico di riprendere i negoziati non ha fondamento nel diritto internazionale”, richiamando inoltre l’attenzione “sulle azioni unilaterali portate avanti dal Regno Unito nell’area contesa, che includono l’esplorazione e lo sfruttamento illegale di risorse rinnovabili e non rinnovabili, e una presenza militare sproporzionata, del tutto ingiustificata”.
In particolare l’Argentina ha ringraziato le numerose prese di posizione a sostegno della posizione argentina espressi da rappresentanti dei governi di Ecuador, Uruguay, Nicaragua, Messico, Guatemala, Perù, Brasile e Panama. Il dibattito sulla decolonizzazione della Commissione proseguirà la prossima settimana.
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