La “leonessa dei Balcani” istigava le ragazze a unirsi all’Isis ma non ci sono prove che fosse una terrorista

3 anni e 4 mesi per la ventenne italo-kosovara arrestata nel novembre scorso con l’accusa di essere una reclutatrice jihadista

Milano – Bleona Tafallari “non partecipava ad un’organizzazione terroristica (perché di ciò non vi è prova)”, ossia i Leoni dei Balcani, “ma istigava terzi ad organizzarsi per costituire un gruppo (quel che possiamo chiamare cellula) al fine di perseguire i medesimi scopi indicati dall’Isis e, in genere, da tutti gli organismi terroristici dell’eterogeneo mondo islamico”.

È quanto scrive il gup Livio Cristofano nelle motivazioni della condanna a 3 anni e 4 mesi per la ventenne italo-kosovara, accusata di istigazione a commettere un reato. Con la sentenza il giudice aveva fatto cadere l’accusa di associazione per finalità di terrorismo che le era contestata dal pm, Leonardo Lesti, che aveva chiesto 5 anni.
“La Tafallari mostra, con una certa determinazione e decisione, di voler aggregare attorno a sé soggetti, soprattutto giovani coetanee, per raggiungere scopi e obiettivi coincidenti con le affermazioni dell’Islam violento – osserva ancora il giudice -. Una sorta di tentativo di costituzione di una cellula terroristica che, non riuscendo ad integrare l’idoneità del tentativo, può definirsi come un’istigazione a delinquere non accolta nella forma della promotrice”.

L’arresto a Milano

Negli account on line si faceva chiamare “sposa pellegrina”. È questo il nickname con cui la diciannovenne italiana di origine kosovara era inserita nei circuiti radicali di matrice jihadista. Nel suo telefono gli inquirenti avevano individuato manuali per l’addestramento e oltre 7.000 contenuti audio e video-fotografici inneggianti all’ISIS.
L’indagine che, nel novembre 2021 aveva portato al suo arresto, era partita da una serie di acquisizioni di intelligence sul marito, miliziano che stava in Germania e che sarebbe imparentato con l’attentatore di Vienna, Kujtim Fejzul.

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