Salute mentale, la maggior parte delle 800.000 persone che muoiono per suicidio ogni anno sono giovani

In Europa occidentale è la seconda causa di morte tra i 15 e i 19 anni, dopo gli incidenti stradali

Un ragazzo su 7, di età compresa fra i 10 e i 19 anni, convive con un disturbo mentale diagnosticato e un giovane su 5, tra i 15 e i 24 anni, dichiara di sentirsi “spesso depresso o di avere poco interesse nello svolgimento di attività”.

Lo denuncia l’Unicef in un report post Covid che analizza la salute mentale dei bambini e degli adolescenti e che fornisce alcuni dati preoccupanti come il fatto che il suicidio sia la quarta causa di morte tra i 15 e i 19 anni. La maggior parte delle 800.000 persone che muoiono per suicidio ogni anno nel mondo, infatti, sono giovani. E parliamo di un dato annuale che si aggira intorno ai 46.000, tra bambini e adolescenti, che decidono di togliersi la vita: uno ogni 11 minuti.

La metà di tutti i problemi legati alla salute mentale inizia entro i 14 anni di età e il 75% delle patologie si sviluppano entro i 24 anni. Purtroppo, però, la maggior parte dei casi non viene individuata e non viene trattata.

L’infanzia e l’adolescenza sono periodi chiave in cui vengono interiorizzate stigmatizzazione norme sociali e di genere dannose.
A pagare il prezzo, secondo il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, sarebbero sia le ragazze che i ragazzi. Ai ragazzi viene trasmesso il messaggio che essere “duri” significa trattenere le emozioni; per le ragazze le norme inique svalutano le loro vite, limitano le loro libertà, le spingono al matrimonio precoce e incoraggiano ideali di bellezza dannosi.

Il cronico sottofinanziamento dei servizi e le interruzioni dovute al Covid-19 hanno fatto sì – sottolinea ancora l’Unicef – che bambini e giovani non ricevessero il sostegno di cui avevano bisogno. Nei Paesi a basso e medio reddito, tra il 76% e l’85% delle persone non riceve alcun trattamento per i propri problemi di salute mentale e mancano programmi mirati, personale formato e finanziamenti duraturi per la salute mentale e il sostegno psicosociale di bambini e famiglie. Le gravi lacune esistenti nell’assistenza alla salute mentale sono il risultato di una storica carenza di interventi e di investimenti”.

Gli ultimi dati post Covid

A livello globale almeno un bambino su sette è stato direttamente colpito dai lockdown mentre più di 1,6 miliardi di bambini hanno perso parte della loro istruzione a causa delle chiusure delle scuole. I bambini hanno trascorso anni indelebili della loro vita lontano dalla famiglia, dagli amici, dalle aule e dal gioco, elementi chiave dell’infanzia.

L’interruzione della routine, dell’istruzione, delle attività ricreative, così come la preoccupazione per il reddito familiare e la salute, spiega il rapporto, rende molti giovani spaventati, arrabbiati e preoccupati per il loro futuro.

L’ansia e la depressione rappresentano il 40% dei disturbi mentali diagnosticati e i tassi in percentuale sono più alti in Medio Oriente e Nord Africa, in Nord America e in Europa Occidentale. In alcuni casi il disagio mentale è tale da lasciare i giovani con la sensazione di non avere una via di uscita. E così il suicidio, in Europa occidentale, diventa la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali tra i 15 e i 19 anni, con 4 casi su 100.000.

Le problematiche di salute mentale diagnosticate, tra cui ADHD, ansia, autismo, disturbo bipolare, disturbo della condotta, depressione, disturbi alimentari e schizofrenia, danneggiano i bambini e anche la società nel suo insieme.

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