La scuola alla scoperta del porto

La IC del Liceo della Comunicazione del Duchessa di Galliera visita l’Ente Bacini con una guida speciale: l’Ad Alessandro Terrile

Genova – Come si diventa giornalisti? È una bella domanda. Servono curiosità, spirito critico, passione, fatica e tanto studio. La IC del Liceo della Comunicazione del Duchessa di Galliera comincia consumandosi le scarpe alla scoperta della città. Prima tappa: il porto. È qui che gli studenti incontrano Alessandro Terrile, l’Amministratore delegato di Ente Bacini che li guida in avanscoperta tra i cinque bacini di carenaggio che oggi costituiscono l’ossatura delle riparazioni navali genovesi.

Un po’ di storia

La Società, costituita il 28 dicembre 1889 da Erasmo Piaggio, allora Amministratore della Banca di Genova, nasce con la denominazione di “Società Esercizio Bacini” per la gestione dei bacini di carenaggio, e inizia la sua attività nel 1892 con l’entrata in funzione del bacino 2, seguito nel 1893 dal bacino 1.
Questi bacini sono in grado di ospitare navi fino a 130 e 170 metri di lunghezza e rappresentarono un importante potenziamento delle attrezzature portuali nel settore delle riparazioni navali del Porto di Genova.

Nel 1928 venne ultimato il bacino 3, ricavato nello spazio esistente fra il bacino 1 e il bacino 2. I primi lavori realizzati nel bacino 3 furono quelli relativi al completamento della costruzione del “Rex”, il più grande Transatlantico italiano.

Per soddisfare le crescenti esigenze del servizio, nel 1937 il complesso venne ampliato a quattro bacini con l’entrata in esercizio del bacino 4. In tal modo venne richiamato anche l’interesse delle navi straniere che contribuirono, con la loro presenza, a incrementare il lavoro delle officine del Porto di Genova.
Grazie alla continua forte richiesta e all’esigenza di ospitare navi sempre più grandi, venne poi costruito e messo in esercizio un quinto bacino, nel 1962.

Dal 2007 i bacini 1, 2, 3 e 4 sono diventati beni culturali di interesse artistico, storico e archeologico.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.