Il 74% della famiglie è in ritardo con i pagamenti di luce e gas, l’87% non può affrontare spese impreviste, il 42% dichiara di non potersi permettere un pasto adeguato per sé e i propri figli
“Ti è mai capitato di trovare la dispensa con poco cibo o vuota? Beh, sì però anche lì fai finta di niente… dici vabbè, aiuto io, cerco io di fare qualcosa e quindi racimoli quello che hai e dici vabbè mamma vado io al supermercato”.
Sono le parole di Giorgia, 14 anni, una dei 66 ragazzi intervistati da ActionAid per il rapporto ‘Cresciuti troppo in fretta’, uno sguardo sulla povertà alimentare vista dagli adolescenti che vivono all’interno di quelle famiglie che si rivolgono agli enti di assistenza.
“Un fenomeno strutturale – scrive la Ong – che con la pandemia ha subito un’accelerazione. I nuovi poveri, famiglie che nonostante il lavoro, o la sua perdita e precarizzazione, si sono trovate improvvisamente in condizioni di indigenza. I più esposti sono i minori, soprattutto quando vivono in famiglie con più figli, e le persone straniere”.
La fame non raccontata
E in effetti è in crescita il numero di adolescenti che in Italia sperimenta sulla propria pelle gli effetti del caro bollette e della crisi economica, magari saltando i pasti.
“La povertà alimentare – spiega Roberto Sensi, Responsabile Programma Povertà alimentare ActionAid Italia – è molto di più che avere un frigo vuoto: ci racconta di vite svuotate di serenità, opportunità, soprattutto per gli adolescenti. Inoltre, è anche una violazione di un diritto umano fondamentale. Senza efficaci misure di contrasto alla povertà, la povertà alimentare continuerà a crescere. Misure come il Reddito di Cittadinanza, la Pensione di Cittadinanza e l’Assegno Unico per i figli e quelle emergenziali del periodo pandemico sono state un utile argine, ma vanno rafforzate ed estese per raggiungere tutti quei soggetti più esposti al rischio di povertà, come lo sono, ad esempio, i minori”.
“Avere, anche da piccoli, consapevolezza delle grandi difficoltà economiche della propria famiglia, imparare a rinunciare ai cibi preferiti o troppo costosi e vedere riempirsi il frigorifero solo con i pacchi degli enti di assistenza alimentare – commenta la Ong -, non praticare sport, ridurre o eliminare le uscite con gli amici e le occasioni di socialità, fino a tenere la paghetta mensile come risparmio da dare ai genitori nei momenti di crisi”.
Ragazze e ragazzi abituati a cavarsela, a rinunciare a quello che gli piace, e che di fronte alle difficoltà economiche crescono in fretta.
Racconta Luca, 11 anni: “Un giorno sono andato al supermercato con mia mamma e ho detto: Mamma mi compri questo? Era un piccolo pacco di pizze per la colazione. E lei mi dice: Amore, abbiamo solo 20 euro, questo costa 3 euro, ti posso comprare 3 buste di latte per la colazione. E allora io le dico: Eh, va bene”.
“È una matura comprensione e accettazione della realtà quella che traspare dalle risposte alle interviste, un senso di responsabilità eccessivo per la loro età. Chi è più consapevole, infatti, esprime anche reazioni emotive più orientate verso la tristezza. Adolescenti che riconoscono quando è necessario fare delle rinunce e limitare desideri, fino a risparmiare ogni euro e mettere i propri soldi da parte per future spese.
“In adolescenza – conclude la Ong – poter uscire con gli amici o invitarli a fare merenda a casa, mangiare insieme una pizza, significa poter vivere una socialità come gli altri, non sentirsi esclusi, anche se non manca la solidarietà tra coetanei. Gli effetti psicologici rilevati della povertà alimentare sugli adolescenti sono molteplici: montagne russe di emozioni che oscillano fra tristezza, sentirsi arrabbiati, delusi e alla fine, comprensivi di quanto fanno i genitori per loro. Nonostante tutto, non hanno però perso la speranza. Alla domanda diretta su come vedano il proprio futuro, nessuno degli intervistati ha dato risposte pessimistiche”.
I numeri del report
Il 74% della famiglie è in ritardo con le bollette, l’87% non può affrontare spese extra e impreviste, il 42% dichiarano di non potersi permettere un pasto adeguato per sé e i propri figli.
L’indagine, svolta dalla Ong su un campione di adolescenti e famiglie tra gli 11 e i 16 anni a Siena, Corsico e Baranzate (MI), prova a stimare gli effetti sociali e psicologici della povertà alimentare sui giovani e loro famiglie, ed è stata realizzata a Corsico in collaborazione con l’associazione La Speranza e a Baranzate con l’APS la Rotonda, a Siena con Caritas Diocesana di Siena, circolo Arci di Ravacciano e Corte dei Miracoli.
La ricerca ha ricevuto supporto dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
Secondo i dati EUSILC, indicatore di grave deprivazione materiale – ricorda ActionAid – almeno 5 milioni e mezzo di persone oggi in Italia non possono permettersi di mangiare regolarmente un pasto proteico (con carne, pesce o un equivalente vegetariano).
Nel 2022 – aggiunge la Ong – solo la punta dell’iceberg si è rivolta agli enti di assistenza: circa 2 milioni e 856 mila persone (AGEA, il programma di aiuti alimentari del FEAD), la cifra più alta dall’inizio della pandemia, ma che però rappresenta la metà di quanti soffrono la povertà alimentare. Restano fuori – conclude – dalle statistiche ufficiali quanti vivono al limite e rischiano di scivolare verso il disagio economico grave, anche a causa di spese improvvise, aumento dei prezzi, crisi energetica e rincari delle bollette di luce e gas.
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