La sovranità del salame

La bega del Sant’Antonio abate, protettore di Sant’Olcese

Perdonatemi se, con tutto quello che è accaduto in questi giorni e in questo fine settimana intenso – dal conferimento dell’incarico alla prima donna premier (o premiera) da parte del Presidente Sergio Mattarella, per la formazione del nuovo Governo, alla indicazione dei ministri e dei relativi dicasteri; dal giuramento, alla cerimonia del passaggio di consegne e della relativa campanella – intendo soffermarmi su una querelle tutta locale e territoriale.

Una questione, o forse sarebbe più appropriato definirla una “bega”, che magari rischierà, in un futuro prossimo, di essere presa in esame ed affrontata proprio da quel neo Ministro Francesco Lollobrigida, in forza a Fratelli d’Italia, ex capogruppo in Parlamento e cognato della premier (o premiera) nominato dalla sorella della moglie Arianna al dicastero dell’agricoltura e della sovranità alimentare. A dimostrazione, se ve ne fosse bisogno, che per la sovranità alimentare – e si badi bene sovranità e non sovranismo come alcuni storcendo un po’ il naso hanno fatto notare – anche la questione del Salame, e a maggior ragione del marchio Sant’Olcese, potrebbe risultare di una certa rilevanza.

A creare un qualche tipo di imbarazzo, purtroppo, qualche giorno fa è stato un protagonista, più o meno rilevante, della coalizione di centrodestra che si appresta a governare. Quel presidente della Regione Liguria Giovanni Toti insignito, a torto o a ragione, del titolo, più o meno ambito, di protettore del suddetto salame. GIà, quel salame tanto caro a Jacovitti che ne infarciva le sue strisce con Cocco Bill come protagonista. Sarebbe lui, forse il giusto santo protettore del salame. Onorificenza che comunque ringalluzzisce il Governatore.

Tanto da darne notizia  sul suo profilo ufficiale con tanto di post in cui appare di fronte ad Andrea Pedemonte Cabella con lo spadino sulla spalla destra con spiegazione: “Da oggi sono ufficialmente Protettore dell’arte del Salame di Sant’Olcese! Grazie ad Andrea Pedemonte Cabella, primo Protettore che con il suo Salumificio Cabella, fondato dalla bisava Angela più di 100 anni fa, ha dato il via a questa bella tradizione di cui sono orgoglioso di far parte. Queste sono le eccellenze della Liguria da promuovere tutte, dal mare al nostro straordinario entroterra”.

Comunicazione e marketing

Comunicazione e marketing, o peggio il marketing della comunicazione. Nulla di male, in fondo se nell’operazione non finisse per essere coinvolto un governatore e politico che probabilmente avrebbe fatto meglio a mantenere un certo tipo di equidistanza fra gli imprenditori e produttori locali di un alimento inconfondibilmente ligure in legittima e centenaria concorrenza. Questione di opportunità e di sensibilità.

Tanto che pochi giorni fa e a qualche giorno di distanza dal post sul profilo ufficiale di Giovanni Toti l’altra azienda e salumificio ha diramato un lungo comunicato per battere un colpo. Ricordando, probabilmente allo stesso Toti, la sua esistenza e come a garantire un prodotto non possa essere soltanto un rito di iniziazione o una confraternita associata e prendendone a suo modo le distanze. Anche perchè, cosi accade nello strano mondo del marketing e dei social, l’abbinamento a un volto definito della politica ligure e nazionale potrebbe finire per danneggiare non solo il marchio specifico ma l’intero prodotto.

Il comunicato

Si dice infatti nel comunicato: “Negli ultimi giorni si è parlato molto di salame di Sant’Olcese, alla stregua di un evento organizzato dall’ altro produttore di Sant’Olcese, una manifestazione che ha visto la partecipazione di autorità politiche e imprenditoriali, culminata con un rito di investitura e nomina di protettori del salame locale. Non entriamo nel merito dell’evento in quanto, è evidente, si tratta di più che legittime azioni di marketing e di comunicazione n supporto di un’attività. Ci sentiamo in dovere di intervenire, invece, nel momento in cui il nome del salame di Sant’Olcese viene associalo a messaggi di critica, anche intensa, e di prese di distanza circa il prodotto “tout court”, in quanto associato a volti più o meno amati dello politica locale, secondo quanto ci viene segnalato. In questo senso ci preme ribadire che il Salumificio Parodi, che produce il salame “Il Sant’Olcese” secondo proprie ed uniche caratteristiche, non è legato alla manifestazione, al rito di iniziazione e alla confraternita associata. Ci viene da dire che i nostri unici protettori sono la qualità delle materie prime utilizzate e del prodotto. Non certo meno importante l’impegno costante di tutti i collaboratori dell’azienda Parodi, dedita ad un’attività intensa e quotidiana, volta a mantenere intatta una lavorazione antica di oltre 130 anni e che ci vede iscritti al registro delle imprese storiche. Costante attenzione all’aspetto sanitario, sotto forma  di audit rigorosi, con frequenti analisi dei prodotti finiti e delle materie prime. Questa è la “protezione” che attuiamo quotidianamente a vantaggio della noiilra clientela. Tuttavia, a ben pensarci, anche noi abbiamo il nostro protettore superiore: Antonio Abate, il Santo cui si affidano, da secoli, tutti coloro i quali lavorano nel mondo della norcineria. Lo spirito polemico non ci è proprio e, per questo motivo, auguriamo buon salame di Sant’Olcese a tutti. Naturalmente. “Il Sant’Olcese” del Salumificio Parodi”.

Francesco Lollobrigida

La distorsione della sovranità alimentare

Insomma, sovranità alimentare e non sovranismo, come ha già fatto notare qualcuno. Mentre a sinistra già si grida allo scippo da parte di Giorgia Meloni. Scrive Caterina Giusberti su “La Repubblica” di ieri: “Elena Mattioli, contadina modenese e presidente di Campi Aperti, la definisce un’operazione di “appropriazione culturale”. Giovanni Bazzocchi, ricercatore di agraria all’Unibo, su Facebook mette a verbale: “Questo dicastero è una barzelletta che fa sanguinare il cuore”. Elena Hogan, che dell’associazione di produttori contadini è coordinatrice, puntualizza: “La nostra idea di sovranità non ha niente a che fare con la nazionalità”. Ieri insieme alla loro associazione, il cui nome completo è proprio “Campi Aperti per la sovranità alimentare” (una rete di 160 produttori che organizza sette mercati contadini a settimana tra Bologna e Casalecchio) hanno sfilato al corteo “Insorgiamo” dietro allo striscione: “Né patria, né nazione: solo sovranità alimentare”. Il nuovo nome che Giorgia Meloni ha dato al ministero dell’agricoltura imbarazza la sinistra dei produttori contadini, dei mercati della terra e della cooperazione internazionale”.

Stucco e pittura fan bella figura, direbbero a Genova

Stucco e pittura fan bella figura, direbbero a Genova. Spiega Wikipedia al riguardo: “La sovranità alimentare è un indirizzo politico-economico volto ad affermare il diritto dei popoli a definire le proprie politiche e strategie sostenibili di produzione, distribuzione e consumo di cibo, basandole sulla piccola e media produzione. Secondo i sostenitori della sovranità alimentare, le nazioni devono poter definire una propria politica agricola e alimentare in base alle proprie necessità, rapportandosi alle organizzazioni degli agricoltori e dei consumatori”. Con tanto di passaggio fondamentale della “Dichiarazione” del 2007 che si riassume in queste parole: “La sovranità alimentare è il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, ed anche il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo. Questo pone coloro che producono, distribuiscono e consumano alimenti nel cuore dei sistemi e delle politiche alimentari e al di sopra delle esigenze dei mercati e delle imprese. Essa difende gli interessi e l’integrazione delle generazioni future. Ci offre una strategia per resistere e smantellare il commercio neoliberale e il regime alimentare attuale. Essa offre degli orientamenti affinché i sistemi alimentari, agricoli, pastorali e della pesca siano gestiti dai produttori locali. La sovranità alimentare dà priorità all’economia e ai mercati locali e nazionali, privilegia l’agricoltura familiare, la pesca e l’allevamento tradizionali, così come la produzione, la distribuzione e il consumo di alimenti basati sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica. La sovranità alimentare promuove un commercio trasparente che possa garantire un reddito dignitoso per tutti i popoli e il diritto per i consumatori di controllare la propria alimentazione e nutrizione. Essa garantisce che i diritti di accesso e gestione delle nostre terre, dei nostri territori, della nostra acqua, delle nostre sementi, del nostro bestiame e della biodiversità, siano in mano a chi produce gli alimenti. La sovranità alimentare implica nuove relazioni sociali libere da oppressioni e disuguaglianze fra uomini e donne, popoli, razze, classi sociali e generazioni”.

Staremo a vedere anche se sulle prime anche questa sembrerebbe nè più nè meno di una sofisticata operazione di marketing post elettorale.

Provate per esempio, tanto per tornare alla situazione locale, a mettere in connessione gli enunciati citati poco sopra con la trasformazione del tessuto commerciale cittadino e lo strapotere dei grandi centri di distribuzione.

Il potere fra narrazione propaganda

Spiega comunque Fabio Salamida su Wired: “In rete, come consuetudine, si è scatenata la consueta gara allo sfottò: c’è chi immagina il logo della “pasta Balilla”, chi propone una svolta autarchica, il Kebab diventerà Che babbo, il sushi diventerà susino, la paella sarà la Rosella, il würstel più prosaicamente diventerà salsiccio e infine il guacamole si  trasformerà in Guarda che Molle, e chi si diverte a stilare improbabili liste di “devianze alimentari”.

Insomma, basta che se ne parli. È accaduto, infatti, che prima di valutare la presunta capacità dei ministri appena nominati la rete non abbia potuto fare a meno di notare gli abbinamenti più o meno innovativi nei ministeri.

Perchè poi non c’è soltanto la sovranità nell’elenco dei ministeri a creare qualche disagio, ci sono altri abbinamenti a suscitare qualche curiosità che sconfina nell’apprensione. Ci sono per esempio il dicastero del Sud e del Mare, quello della famiglia e della natalità, quello delle imprese e Made in Italy, e quello della istruzione e del merito. Dove, fatta eccezione, forse, per Imprese e Made in Italy, l’accento che cade sul secondo termine risulta essere tutto un programma, dal mare, alla natalità al merito.

In passato, con governi diversi, fino all’ultimo, quello del “drago” Draghi, al massimo si poteva scherzare su certi abbinamenti omen nomen con Guerrini alla Difesa o Speranza alla salute. Oggi sono i dicasteri stessi a generare curiosità se non apprensione. Con quel cambiamento da Pari opportunità e famiglia all’attuale “Famiglia e natalità” che riporta tristemente alla mente quel “Dio, Patria e Famiglia” slogan abusato del Ventennio.

Amministrative 2022
Serena Finocchio

Quei simboli del ventennio e oltre

Del resto già alla cerimonia del giuramento sono saltati fuori vecchie tentazioni dei governi di centrodestra. Per non parlare del total black con tanto di tailleur pantaloni che a molti ha ricordato l’orbace mussoliniano.

Spiega in un post comparso sul suo profilo facebook istituzionale Serena Finocchio consigliere del municipio IX Levante dellla coalizione progressista ed ex candidato presidente: “”È GRADITA ALL’INGRESSO LA CAMICIA NERA”…

Le premesse sono state, a mio parere, ampiamente mantenute, il nuovo governo neo eletto si presenta al pubblico mandando un messaggio identitario molto chiaro attraverso la sua leader Giorgia Meloni.

Si sono dichiarati pronti a governare in campagna elettorale ed ora è giunto il momento di analizzare chi è stato scelto per dare il via a questa nuova legislatura. Ma attenzione, siamo sicuri che si stia parlando davvero di qualcosa di ancora mai visto, qualcosa che sia davvero qualcosa di diverso dal passato ?

Io credo che si siano impegnati molto per dare una rinfrescata di colore (nero) all’immagine collettiva ma che alla fine si tratti di una ripresentazione di ciò che è già stato visto, anzi pericolosamente già visto.

Berlusconi, Salvini, la Meloni stessa, per non parlare dei ministri come Calderoli, Santache’, il vice premier Tajani, non sono altro che un rimpasto di quel centro destra che ha governato dai primi anni novanta fino all’arrivo del Governo tecnico Monti.

Eh si, è questo il punto; abbiamo affidato l’Italia, in un momento storico difficilissimo a quelle donne (poche) e a quegli uomini che ci hanno condotto alla legge Fornero, allo spread alle stelle, al prolungamento dell’età pensionabile e alla spada di damocle sulla testa dei nostri giovani, alle generazioni future”.

Ma da questa consapevolezza nasce l’esigenza di riorganizzarsi. Prosegue infatti Serena: “Sono molto preoccupata per i mesi che verranno, sono assolutamente convinta che non ci siano i requisiti di competenza necessari per gestire la fase di inflazione in cui entreremo, la difficile politica estera, la crisi energetica. Noi incompenso cosa possiamo fare ? 

Io sono convinta che in questa fase di “ricostruzione di sinistra” sia necessario lavorare sulla creazione di una comunità fondata sulla persona, sui suoi diritti di cittadino e sui suoi diritti di lavoratrice/ lavoratore. Voi cosa ne pensate ?”.

Anche se poi riproveranno a riproporci quel vecchio refrain che come un disco rotto che piu o meno potrebbe suonare così e proveranno a dirci, in senso cautelativo, chi meglio potrebbe difendere, e ha dimostrato di difendere le pari opportunità del primo presidente del consiglio donna. Quindi va da se che il ministero alle pari opportunità sia sparito. Potere della prima premier o primiera donna. Già la premier o la premiera. Quella io sono giorgia, sono una donna, sono italiana. Vulnus scoperto della sinistra di centro e progressista.

Amministrative 2022
Cristina Lodi

Lo smacco della questione di genere

Già, che la prima donna premiera, sia un’esponente di destra del centro destra ha finito per essere l’ulteriore smacco per la sinistra e per il centrosinistra. Scrive Cristina Lodi, consigliere comunale del Pd, candidata al senato ma non eletta (A rappresentare la Liguria a palazzo madama è stato eletto Lorenzo Basso, un maschietto): “Una donna al Governo, oltre al fatto che questa donna è una sciagura e uno smacco per il centrosinistra che non è mai stato capace di valorizzare una donna a tal punto, ma questa donna non ha messo solo che due ministre col portafoglio e dieci uomini. Abbiamo da lavorare e molto. Finora con la nomina delle due capigruppo mi pare che non si sia capito molto. Non perchè il ruolo non sia importante ma perchè rimane il fatto che solo un terzo delle donne del Pd sono state elette. E con questa legge si poteva fare meglio se avessero voluto perchè la politica è fatta anche di numeri. Donne continuiamo a crederci anche se è dura”.

Insomma, sottoscrivo. Perchè fare opposizione in parlamento, ma anche in Regione, in Comune o nei municipi, magari divisi fra ideologia, gruppi e sottogruppi, con quel dubbio irrisolto fra merito e questioni di genere e contrapporsi alla prima leadera del centrodestra donna che ha messo nel sacco augusti e angusti di villa Arzilla come Silvio Berlusconi e rampanti e pimpanti come il capitano Matteo Salvini potrebbe suonare per il centrosinistra come una macchia difficile da lavare via.

Dicevo nel mio ultimo articolo che era necessario prepararsi all’autunno del nostro scontento. Consiglierei a scopo cautelativo e, magari, come portafortuna o a mo’ di amuleto, di dotarsi di un bel salame, Sant’Olcese o no, a piacere, nonostante i protettori, governatori oppure santi.

Jacovitti – non casualmente di nome Benito, proprio come il neo Presidente del Senato Benito Ignazio La Russa – il padre di Cocco Bill, soprannominato “lisca di pesce” per la fame patita durante la guerra lo inseriva (il salame)in tutte le sue vignette per esorcizzare i guai che aveva dovuto sopportare in gioventù. Per essere pronti a scendere in piazza. Dopo il baccalà dei fascisti, le sardine, il salame. Con tanti saluti alla sovranità o al sovranismo alimentare e ai tanti protettori e profeti dell’ultima ora.

Paolo De Totero

Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta