Nuovo Governo, Meloni: “Affronteremo il cancro mafioso a testa alta”

“Non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici, per nessun regime, fascismo compreso”

Roma – Un discorso a tutto tondo quello di Giorgia Meloni, neo presidente del Consiglio, nella seduta di stamattina a Montecitorio per chiedere la fiducia al suo Governo. Sono molte le parti interessanti che dovremo tenere a memoria per valutare, a tempo debito, se questo nuovo esecutivo sarà, come sostengono molti, un Draghi due o una reale nuova esperienza politica che porterà a risultati inediti.

Maggioranze di Governo distanti dalle indicazioni degli elettori

“Il mio ringraziamento va il più sentito va ovviamente al popolo italiano a chi ha deciso di non mancare l’appuntamento elettorale e ha espresso il proprio voto consentendo la piena realizzazione del percorso democratico che vuole nel popolo e solo nel popolo il titolare della sovranità, con il rammarico però per i moltissimi che hanno rinunciato all’esercizio di questo dovere civico sancito nella Costituzione, cittadini che reputano sempre più spesso inutile il loro voto perché dicono tanto poi decide qualcun altro tanto poi si decide nei palazzi o nei circoli esclusivi. E purtroppo spesso è stato così negli ultimi 11 anni con un susseguirsi di maggioranze di governo, pienamente legittime sul piano costituzionale, ma drammaticamente distanti dalle indicazioni degli elettori. Noi oggi interrompiamo questa grande anomalia italiana, dando vita a un governo politico pienamente rappresentativo della volontà popolare”.

Le radici giudaico – cristiane e i commenti di alcuni leader esteri

“Negli ultimi giorni sono stati in parecchi ,anche fuori dai nostri confini nazionali, a dire di voler vigilare sul nuovo Governo. Direi che possono spendere meglio il loro tempo, in quest’aula e nel nostro Parlamento ci sono valide e battagliere forze di opposizione più che capaci di far sentire la propria voce senza, mi auguro, alcun soccorso esterno e voglio sperare che quelle forze convengano con me sul fatto che chi dall’estero dice di voler vigilare sull’Italia non manca di rispetto a me o a questo Governo, manca di rispetto al popolo italiano che non ha lezioni da prendere.

L’Italia è a pieno titolo parte dell’occidente e del suo sistema di alleanze, Stato fondatore dell’Unione europea dell’Eurozona e dell’Alleanza atlantica, membro del g 7 e ancor prima di tutto questo culla, insieme alla Grecia, della civiltà occidentale e del suo sistema di valori fondato su libertà uguaglianza e democrazia frutti preziosi che scaturiscono dalle radici classiche e giudaico cristiane dell’Europa. Noi siamo gli eredi di San Benedetto un italiano patrono principale dell’intera Europa”.

“L’Italia continuerà a essere partner affidabile in seno all’Alleanza atlantica a partire dal sostegno al valoroso popolo Ucraino che si oppone all’invasione della Federazione russa”

“… non soltanto perché non possiamo accettare la guerra di aggressione, la violazione dell’integrità territoriale di una nazione sovrana, ma anche perché è il modo migliore di difendere il nostro interesse nazionale.

Soltanto un’Italia che rispetta gli impegni può avere l’autorevolezza per chiedere a livello europeo e occidentale, ad esempio, che gli oneri della crisi internazionale siano suddivisi in modo più equilibrato ed è quello che intendiamo fare a partire dalla questione energetica.

La guerra ha aggravato la situazione già molto difficile causata dagli aumenti del costo dell’energia e dei carburanti, costi insostenibili per molte imprese che potrebbero essere costrette a chiudere e a licenziare i propri lavoratori, e per milioni di famiglie che già oggi non sono più in grado di fare fronte a rincaro delle bollette.

Ma sbaglia chi crede che sia possibile barattare la libertà dell’Ucraina con la nostra tranquillità. Cedere al ricatto di Putin sull’energia non risolverebbe il problema, lo aggraverebbe aprendo la strada ulteriori pretese e ricatti con futuri aumenti dell’energia ancora in ancora maggiori  di quelli che abbiamo conosciuto in questi mesi.

I segnali arrivati dall’ultimo Consiglio europeo rappresentano un passo avanti raggiunto anche grazie all’impegno del mio predecessore, del Ministro Cingolani, ma sono ancora insufficienti”.

“Serve una rivoluzione culturale nel rapporto tra stato e sistema produttivo”

“Serve una rivoluzione culturale nel rapporto tra Stato e sistema produttivo che deve essere paritetico e di reciproca fiducia. Chi oggi ha la forza e la volontà di fare impresa in Italia va sostenuto e agevolato non vessato e guardato con sospetto perché la ricchezza la creano le aziende con i loro lavoratori, non lo Stato con decreti o editti.  Il motto di questo Governo sarà ‘non disturbare chi vuole fare’.

Le imprese chiedono soprattutto meno burocrazia, regole chiare e certe, risposte celeri e trasparenti. Affronteremo il problema partendo da una strutturale semplificazione e deregolamentazione dei processi e dei procedimenti amministrativi per dare stimolo all’economia, alla crescita e agli investimenti, anche perché tutti sappiamo quanto l’eccesso normativo burocratico e regolamentare aumenti esponenzialmente il rischio di irregolarità contenziosi e corruzione. Un male che abbiamo il dovere di estirpare, abbiamo bisogno di meno regole più chiare per tutti e di un nuovo rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione, perché il cittadino non si senta parte debole di fronte a uno Stato tiranno che non ne ascolta le esigenze ne frustra le aspettative”.

Evasione fiscale

“Una serrata lotta all’evasione che deve partire da evasori totali, grandi imprese, grandi frodi sull’iva e soprattutto deve essere vera lotta all’evasione e non caccia al gettito. È la ragione per la quale intendiamo partire da una modifica dei criteri di valutazione dei risultati dell’Agenzia delle entrate che vogliamo ancorare agli importi effettivamente incassati e non alle semplici contestazioni come incredibilmente avvenuto finora”.

 In prima linea contro il “cancro mafioso”

“Affronteremo  il cancro mafioso a testa alta come ci hanno insegnato i tanti eroi che con il loro coraggio hanno dato l’esempio a tutti gli italiani rifiutandosi di girare lo sguardo o di scappare anche quando sapevano che quella tenacia probabilmente li avrebbe condotti alla morte. Magistrati politici, agenti di scorta, militari, semplici cittadini, sacerdoti, giganti come Giovanni Falcone, Francesca Morvillo,  Rosario Livatino,  Rocco Chinnici, Pio la Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella”.

E su questo tema, benché i giornalisti uccisi delle mafie siano stati dimenticati, Meloni dovrà fare gli straordinari per chiarire alcune zone d’ombra che sono emerse nelle cronache degli ultimi 30 anni. Ma l’intento è positivo e vedremo cosa succederà.

Reddito di cittadinanza e sicurezza sul lavoro

“Il reddito di cittadinanza ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia oltre che per se stesso e per la sua famiglia e se sul reddito di cittadinanza, in quest’aula, esistono posizioni diversificate sono certa che tutti concordiamo sul l’importanza di porre fine alla tragedia degli incidenti anche mortali sul lavoro. Il tema qui non è introdurre nuove norme ma piuttosto garantire la piena attuazione di quelle che esistono perché come ha ricordato anche il sindacato da ultimo con la manifestazione di sabato scorso non possiamo accettare che un ragazzo di 18 anni come Giuliano De Seta, e cito lui per ricordare tutte le vittime, esca di casa per andare al lavoro e non vi faccia mai più ritorno”.

Giovani e sistema pensionistico

“La priorità per il futuro sarà un sistema pensionistico che garantisca anche le giovani generazioni e chi percepirà l’assegno solo in base al regime contributivo”. Una bomba sociale che continuiamo a ignorare ma che investirà in futuro milioni di attuali lavoratori, che si ritroveranno con assegni addirittura molto più bassi di quelli già inadeguati che si percepiscono attualmente”.

Istruzione e merito

“Serve colmare il grande divario esistente tra formazione e competenze richieste dal mercato del lavoro con percorsi formativi specifici ma ancora prima grazie a una formazione scolastica e universitaria più attente alle dinamiche del mercato del lavoro, l’istruzione è il più formidabile strumento per aumentare la ricchezza di una nazione sotto tutti i punti di vista perché il capitale materiale non è niente se non c’è anche il capitale umano.

Per questo la scuola e l’università torneranno centrali nell’azione di governo perché rappresentano una risorsa strategica fondamentale per l’Italia per il suo futuro e per i suoi giovani. Si è polemizzato sulla nostra scelta di rilanciare la correlazione tra istruzione e merito. Rimango francamente colpita, diversi studi dimostrano come oggi chi vive in una famiglia agiata abbia una chance in più per recuperare le lacune di un sistema scolastico appiattito al ribasso, mentre gli studenti dotati di minori risorse vengono danneggiati da un insegnamento che non dovesse premiare il merito perché quelle lacune non le colmerà nessun altro”.

Giorgia Meloni contro i totalitarismi

“Libertà e democrazia sono gli elementi distintivi della civiltà europea contemporanea nei quali da sempre mi riconosco e dunque anche qui al rispetto di quello, a dispetto di quello che strumentalmente si è sostenuto, non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici per nessun regime, fascismo compreso,  esattamente come ho sempre reputato le regine le leggi razziali del 1938 il punto più basso della storia italiana una vergogna che segnerà il nostro popolo.

I totalitarismi del 900 hanno dilaniato l’intera Europa, non solo l’Italia, per più di mezzo secolo in una successione di orrori che ha investito gran parte degli Stati europei e l’orrore dei crimini da chiunque vengano compiuti non meritano giustificazioni di sorta, non si compensano con altri orrori e altri crimini. Nell’abisso non si pareggiano mai i conti si precipita e basta.

Ho conosciuto giovanissima il profumo della libertà, l’ansia per la verità storica e il rigetto per qualsiasi forma di sopruso o discriminazione proprio militando nella destra democratica italiana una comunità di uomini e donne che ha sempre agito alla luce del sole a pieno titolo nelle nostre istituzioni repubblicane anche negli anni più bui della criminalizzazione della violenza politica quando nel nome dell’antifascismo militante ragazzi innocenti venivano uccisi a colpi di chiave inglese. Quella lunga stagione quella lunga stagione di lutti ha perpetuato l’odio della guerra civile allontanato una pacificazione nazionale che proprio la destra democratica italiana più di ogni altro da sempre auspica da allora la comunità politica da cui provengo ha compiuto sempre passi in avanti verso una piena e consapevole storicizzazione del 900 ha assunto importanti responsabilità di governo giurando sulla Costituzione repubblicana, come abbiamo avuto l’onore di fare ancora poche ore fa, ha affermato è incarnato senza alcuna ambiguità i valori della democrazia liberale che sono alla base dell’identità comune del centrodestra italiano e da cui non deflettere di un solo centimetro combatteremo qualsiasi forma di razzismo antisemitismo violenza politica discriminazione”.

Qui si apre la necessità di un profondo ripasso della Storia italiana, quella scritta e inconfutabile, quella verificata. Perché è comprensibile che Giorgia Meloni ricordi solo i suoi morti, ma non è accettabile che la seconda carica dello Stato passi un colpo di spugna sulle stragi fasciste e sui picchiatori fascisti, alcuni ancora molto presenti nel suo partito. Una caduta nel suo discorso, peraltro ancora da verificare nelle buone intenzioni, che non lascia ben sperare.

Farò quello che va fatto a costo di non essere rieletta

“L’orizzonte al quale vogliamo guardare non è il prossimo anno o la prossima scadenza elettorale, quello che ci interessa è come sarà l’Italia tra 10 anni. E io sono pronta a fare quello che va fatto a costo di non essere compresa, a costo perfino di non venire rieletta, per essere certo di aver reso con il mio e il nostro lavoro il futuro di questa nazione più agevole”.

Sovranità alimentare? Non dipendere dall’estero per dar da mangiare a figli

“L’Italia deve tornare ad avere una politica industriale, puntando su quei settori nei quali può contare su un vantaggio competitivo. Penso al marchio, fatto di moda, lusso, design, fino all’alta tecnologia. Fatto di prodotti di assoluta eccellenza in campo agroalimentare, che devono essere difesi in sede europea e con una maggiore integrazione della filiera a livello nazionale, anche per ambire a una piena sovranità alimentare non più rinviabile. Che non significa mettere fuori commercio l’ananas, come qualcuno ha detto, ma garantire che non dipenderemo da nazioni distanti da noi per poter dare da mangiare ai nostri figli”.

Covid: non replicheremo il modello restrittivo 

“L’Italia ha adottato le misure più restrittive dell’intero Occidente, arrivando a limitare fortemente le libertà fondamentali di persone e attività economiche, ma nonostante questo è tra gli Stati che hanno registrato i peggiori dati in termini di mortalità e contagi. Qualcosa, decisamente, non ha funzionato e dunque voglio dire fin d’ora che non replicheremo in nessun caso quel modello.
L’informazione corretta, la prevenzione e la responsabilizzazione sono più efficaci della coercizione, in tutti gli ambiti. E l’ascolto dei medici sul campo è più prezioso delle linee guida scritte da qualche burocrate, quando si ha a che fare con pazienti in carne ed ossa. E se si chiede responsabilità ai cittadini, i primi a dimostrarla devono essere coloro che la chiedono”.

Va fatta chiarezza sulla gestione della crisi pandemica

“Occorrerà fare chiarezza su quanto avvenuto durante la gestione della crisi pandemica. Lo si deve a chi ha perso la vita e a chi non si è risparmiato nelle corsie degli ospedali, mentre altri facevano affari milionari con la compravendita di mascherine e respiratori”.

La sicurezza sarà un dato distintivo di questo Governo

“Gli italiani avvertono il peso insopportabile di città insicure, in cui non c’è tutela immediata, in cui si percepisce l’assenza dello Stato. Vogliamo prendere l’impegno di riavvicinare ai cittadini le istituzioni, ma anche di riportare in ogni città la presenza fisica dello Stato. Vogliamo fare della sicurezza un dato distintivo di questo esecutivo, al fianco delle nostre forze dell’ordine, che voglio ringraziare qui oggi per l’abnegazione con la quale svolgono il proprio lavoro in condizioni spesso impossibili, e con uno Stato che a volte ha dato l’impressione di essere più solidale con chi minava la nostra sicurezza di quanto lo fosse con chi, invece, quella sicurezza rischiava la vita per garantirla”.

Piano carceri e sicurezza della pena

“Legalità vuol dire anche una giustizia che funzioni, con una effettiva parità tra accusa e difesa e una durata ragionevole dei processi, che non e’ solo una questione di civiltà giuridica e di rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini, ma anche di crescita economica: la lentezza della giustizia ci costa almeno un punto di pil l’anno secondo le stime di Bankitalia. Lavoreremo per restituire ai cittadini la garanzia di vivere in una Nazione sicura, rimettendo al centro il principio fondamentale della certezza della pena, grazie anche a un nuovo piano carceri”.

Migranti: chiederemo a Ue di recuperare la missione Sophia 

Sul tema immigrazione “la nostra intenzione è sempre la stessa. Ma se non volete che si parli di blocco navale lo dirò così: è nostra intenzione recuperare la proposta originaria della missione navale Sophia dell’Unione Europea che nella terza fase prevista, anche se mai attuata, prevedeva proprio il blocco delle partenze dei barconi dal nord Africa. Intendiamo proporlo in sede europea e attuarlo in accordo con le autorità del nord Africa, accompagnato dalla creazione sui territori africani di hotspot, gestiti da organizzazioni internazionali, dove poter vagliare le richieste di asilo e distinguere chi ha diritto ad essere accolto in Europa da chi quel diritto non ce l’ha. Perchè non intendiamo in alcun modo mettere in discussione il diritto d’asilo per chi fugge da guerre e persecuzioni. Il nostro obiettivo è impedire che sull’immigrazione l’Italia continui a farsi fare la selezione in ingresso dagli scafisti”.

Promuovere un “piano Mattei” per l’Africa

“Forse la più importante” azione da mettere in campo sul fronte delle migrazioni è “rimuovere le cause che portano i migranti, soprattutto i più giovani, ad abbandonare la propria terra, le proprie radici culturali, la propria famiglia per cercare una vita migliore in Europa. Il prossimo 27 ottobre ricorrerà il sessantesimo anniversario della morte di Enrico Mattei, un grande italiano. Ecco, credo che l’Italia debba farsi promotrice di un ‘piano Mattei’ per l’Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Ue e nazioni africane”.

Io nel ruolo sfavorito, ma intendo stravolgere il pronostico

“Non sarà una navigazione semplice, quella del governo che si appresta a chiedere la fiducia del Parlamento. Per la gravosità delle sfide che saremo chiamati ad affrontare, ma anche per il pregiudizio politico che colgo spesso tra le analisi che ci riguardano. Credo che in parte sia persino giustificato. Sicuramente per la parte che mi riguarda. Sono la prima donna incaricata come presidente del Consiglio dei ministri nella storia d’Italia, provengo da un’area culturale che è stata spesso confinata ai margini della Repubblica, e non sono certo arrivata fin qui fra le braccia di un contesto familiare e di amicizie influenti. Rappresento ciò che gli inglesi chiamerebbero l’underdog. Lo sfavorito, per semplificare, che per affermarsi deve stravolgere tutti i pronostici. Intendo farlo ancora, stravolgere i pronostici, con l’aiuto di una valida squadra di ministri e sottosegretari, con la fiducia e il lavoro dei parlamentari che voteranno favorevolmente, e con gli spunti che arriveranno dalle critiche di coloro che voteranno contro”, ha concluso.

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