“Quando nacque FdI manifestai uno scetticismo totale”
Roma – Un abbraccio ideale a Giorgia Meloni, un “mea culpa” e un consiglio alla Premier: “Sui diritti civili, il governo farebbe meglio a lasciare che se ne occupi il parlamento”. Torna a parlare, Gianfranco Fini, ma quello dell’ideatore della “Svolta di Fiuggi”, che segno’ il passaggio dalla destra missina e nostalgica alla destra moderata e liberista di Alleanza Nazionale, e’ a tutti gli effetti un non ritorno.
Fini, infatti, si dice determinato a restare lontano dalla politica dei partiti e delle tessere, spiegando che “si può lavorare anche senza avere incarichi”. E lui, in questi anni, ha lavorato, pubblicato libri, seguendo sempre quanto avveniva nella politica italiana e nel campo del centrodestra, completamente rivoluzionato dall’ascesa di Fratelli d’Italia.
Qui si innesta il primo ‘mea culpa’ dell’ex presidente della Camera. “Avevano ragione loro e avevo torto io”, dice Fini riferendosi a Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, gli ex compagni di viaggio che hanno dato vita – assieme a Guido Crosetto – a FdI.
“Quando nacque FdI manifestai uno scetticismo totale”, ricorda. Un ravvedimento non di oggi, che lo ha portato a votare convintamente per Meloni alle politiche del 25 settembre. Alla Presidente del consiglio, Fini non sente di dover offrire la sua esperienza, “non ha bisogno di essere ispirata”, sottolinea. E tuttavia, Fini non manca di segnalare che, dal suo punto di vista, “il Governo farebbe meglio a non occuparsi di temi come quello legato ai diritti civili e a lasciare che se ne occupi il Parlamento”. D’altra parte, da Presidente della Camera, Fini si era già mostrato sensibile ad alcune istanze delle associazioni gay italiane, incontrate nel maggio 2009, quando ebbe a dire che “al centro della mia politica ci sono i diritti civili della persona umana”.
Quella dei diritti civili, sottolinea oggi, è “una materia delicata, soprattutto quando si agisce sulla famiglia e sui diritti omosessuali. L’atteggiamento delle istituzioni deve essere laico. In Italia si è sempre divisa l’opinione pubblica”.
Che poi fornisce un altro consiglio: le mascherine rimangano obbligatorie negli ospedali. È questo approccio laico che porta l’ex leader di An a prendere posizione anche sulle parole del presidente del Senato, Ignazio La Russa, a proposito del 25 aprile. “La sinistra italiana non può accendere l’interruttore dell’antifascismo” in modo strumentale: “Chiedono da sinistra il riconoscimento dell’antifascismo come un valore. La risposta non può essere che si, perchè l’abbiamo riconosciuto a Fiuggi”.
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