I mafiosi interessati a percepire i contributi per l’agricoltura per esportarli all’estero
Messina – Attesa oggi la sentenza del processo Nebrodi, la maxi inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Messina (ne abbiamo parlato qui) che, su indagini svolte dai carabinieri del Ros e della Guardia di Finanza, ha scoperchiato il sistema di truffe in agricoltura e sugli interessi dei gruppi mafiosi tortoriciani.
Il processo, nei confronti di 101 imputati, si tiene davanti al tribunale di Patti presieduto da Ugo Scavuzzo e composto dai giudici Andrea La Spada e Eleonora Vona. Dallo scorso 24 ottobre i giudici si trovano in camera di consiglio per decidere il verdetto.
Le accuse contestate alle famiglie mafiose riguardano reati che ruotano attorno ai Fondi Europei per l’Agricoltura
L’inchiesta ha delineato i nuovi assetti delle due storiche associazioni mafiose tortoriciane, i Bontempo Scavo e i Batanesi, che oltre all’egemonia nella zona nebroidea erano in grado di interfacciarsi con le “famiglie” di Catania, Enna e del mandamento delle Madonie di Cosa nostra palermitana.
Le accuse sono di associazione mafiosa, truffa aggravata, estorsione, traffico di droga e intestazione fittizia di beni.
Lo scorso luglio i pubblici ministeri Vito Di Giorgio, Antonio Carchietti, Fabrizio Monaco e Alessandro Lo Gerfo, al termine della requisitoria, avevano chiesto condanne per un totale di circa mille anni di carcere. Al centro del processo gli assetti dei clan tortoriciani ma anche il business dei contributi comunitari in agricoltura concessi dall’Agea, l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura.
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