Secondo i geologi le trivellazioni non sono la causa del terremoto avvenuto stamattina
Ancona – “Alle 7 circa di questa mattina, un terremoto di magnitudo 5.7 si è verificato nel Mar Adriatico antistante Pesaro ad una profondità di circa 8 km. Il terremoto è stato causato dalla spinta tettonica che l’Appennino marchigiano esercita verso nordest nei confronti dell’antistante placca adriatica”.
Lo ha spiegato Andrea Billi, dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria (Igag) del Consiglio nazionale delle ricerche: “Fortunatamente, il terremoto non ha provocato danni ingenti. L’area colpita è nota ai sismologi e geologi come un’area sismicamente attiva. A riprova di ciò, si ricordano almeno due terremoti simili nella storia delle Marche: la sequenza sismica del primo semestre del 1972 con terremoti fino a magnitudo circa 4.7 ed il terremoto, sempre nell’anconetano, di magnitudo circa 5.7 del 23 dicembre 1690.
Sono oltre 50 le scosse successive alla più intensa di questa mattina, con epicentro al largo della costa marchigiana. Tutte con magnitudo compreso tra 2.0 e 4.0. Queste scosse potranno ancora verificarsi nelle prossime ore.
Il presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche Piero Farabollini ha confermato che”il terremoto avvenuto in mare questa mattina a poco più di 30 chilometri da Fano e Pesaro è uno dei più forti avvenuti in quest’area dal Novecento. Ma è anche un evento che possiamo considerare normale per la nostra Regione: la fascia costiera e marina è infatti una delle tre zone sismo-tettoniche delle Marche”.
“Queste faglie – spiega Farabollini – possono produrre terremoti di magnitudo massima stimata 6 a differenza delle faglie appenniniche dove si possono produrre sismi fino a magnitudo 7. Questi fatti ci dicono, quindi, che considerata la zona in cui si è prodotto, è stato un terremoto molto forte. Per fare alcuni confronti, era dal 1930 che non si produceva un sisma così forte al largo della costa settentrionale marchigiana”.
“Nelle ore successive – aggiunge il presidente dell’Ordine dei Geologi marchigiani – abbiamo assistito a diverse altre scosse, di intensità più contenuta, ed è probabile che ce ne saranno altre anche nel corso delle prossime settimane. Sono i cosiddetti after shock che però non devono preoccupare perchè, dalle osservazioni e dai dati storici in nostro possesso, non si tratta di eventi che possono portare a un’altra scossa forte. L’ipotesi che il sisma sia stato causato dalle trivellazioni in mare alla ricerca di gas e idrocarburi è da escludere.
La trivellazione di per sè non comporta alcuno scuotimento sismico, sono semmai le attività di estrazione e stoccaggio che possono farlo. A ogni modo, i terremoti legati a queste attività sono di magnitudo più contenuta, generalmente mai oltre 4,5-5 e profondità massime di 3-4 chilometri. Lo scuotimento, in questa zona sismotettonica, porta a un accorciamento delle due falde – prosegue Farabollini – che si trovano sul sistema di faglia, mentre nell’area appenninica si produce l’effetto opposto: essendo faglie di tipo distensivo, la scossa porta un allontanamento delle due parti. L’effetto ? comunque lo stesso, come i cittadini della nostra regione hanno, purtroppo, potuto sperimentare stamattina”.
Dopo la scossa di terremoto di magnitudo 5.7 che ha interessato questa mattina la costa adriatica marchigiana, le squadre dei vigili del fuoco sono impegnate in 50 interventi per verifiche di stabilità a edifici nei territori delle province di Pesaro Urbino e Ancona.
Al momento non sono segnalate particolari criticità. Impegnati gli elicotteri dei reparti volo di Pescara e Bologna per una verifica dall’alto delle aree interessate dalla scossa sismica.
Nella clip la ricognizione dell’equipaggio di Drago VF52 sulla zona della clinica privata Villa Igea di Ancona, evacuata precauzionalmente stamattina.
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