Il Pm: “La tragedia è frutto di malgoverno e clientelismo”
Pescara -La richiesta più pesante è arrivata per Francesco Provolo, ex prefetto di Pescara con 12 anni, 11 anni e 4 mesi per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e ancora 6 anni di reclusione per l’ex presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco. La procura di Pescara ha chiesto, tra gli altri, per Paolo D’Incecco, ingegnere responsabile della Protezione civile della Provincia di Pescara, 10 anni di reclusione. Per la Gran Sasso Resort&spa srl, società che gestiva l’albergo, è stata chiesta una sanzione di 200mila euro e sanzioni interdittive per la durata di un anno.
Queste le richieste per 25 dei 30 imputati del processo Rigopiano, l’albergo di Farindola, in provincia di Pescara, distrutto da una slavina il 18 gennaio 2017 che ha causato la morte di 29 persone. Chiesta l’assoluzione per Paolo del Rosso e Antonio Sorgi (funzionario della Regione Abruzzo) perché il fatto non costituisce reato e per prescrizione. Assoluzioni chieste anche per Salvatore Angieri e Sergio Mazzia per non aver commesso il fatto.
Nella requisitoria l’accusa ha rimarcato che i ritardi della prefettura di Pescara nel coordinamento dei soccorsi e le inadempienze del Comune di Farindola e della Provincia di Pescara avrebbero avuto un ruolo determinante. La tragedia è il frutto di “gravi omissioni” e responsabilità, hanno spiegato nella requisitoria i pm Anna Benigni e Andrea Papalia, facendo riferimento al “malgoverno” e a “interessi clientelari”.
In particolare, al sindaco Lacchetta viene contestato di non aver attuato il Piano d’emergenza, di non aver evacuato l’albergo e di non aver convocato la commissione valanghe. Alla Provincia di Pescara invece il fatto di non aver sgomberato dalla neve la strada provinciale 8 per permettere agli ospiti di andare via dal resort.
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