USB Liguria, venerdì 2 dicembre sciopero generale del sindacalismo di base

Il concentramento sarà davanti alla Prefettura di Genova all’insegna dello slogan: “Giù le armi, su i salari”

Genova – In una nota di USB Liguria si legge che: “Attualmente il salario medio di un lavoratore a tempo indeterminato è di circa 1550 €, un operaio medio al netto percepisce 1350€, una commessa di magazzino 1100€, un operatore sociosanitario 1000€.
Milioni di lavoratori resi poveri a cui si aggiungono 3,7 milioni di lavoratori in nero, il cui sfruttamento produce il 4.5% del PIL, tra questi non ci sono solo addetti al turismo, badanti o pulitori, ma anche moltissimi lavoratori dei servizi all’industria, della manifattura e dell’agricoltura.

“L‘Ocse prevede che i salari reali scenderanno del 3% in Italia nel corso dell’anno, un dato più alto rispetto alla media dei paesi dell’area Ocse, pari al 2,3%”. A risentire maggiormente saranno giovani e donne e in genere i lavoratori a basso reddito.  Il rapporto Osce continua sottolineando che “i cambiamenti strutturali avvenuti nei mercati del lavoro negli ultimi decenni – rimozione dell’indicizzazione e aumento del potere di mercato dei datori di lavoro – comportano meno pressione al rialzo sui salari. Questo ha lasciato i gruppi a basso reddito più esposti a cali dei salari reali. 

In Italia, l’impatto della crisi del COVID-19 sul mercato del lavoro è stato attenuato dall’uso massiccio della Cassa Integrazione. Nonostante l’enorme calo delle ore lavorate, il tasso di disoccupazione massimo del secondo trimestre 2020 era solo 0.5 punti percentuali al di sopra del 9.7% del dicembre 2019. Il mercato del lavoro ha continuato a migliorare nei primi mesi del 2022 portando il tasso di disoccupazione al 7.9%% a luglio – ancora ben al di sopra della media OCSE del 4.9%.

A giungo 2022, il tasso d’occupazione era al 60.1% – 1.1 punti percentuali al di sotto del livello del dicembre 2019. L’aumento del tasso di occupazione è stato maggiore per gli uomini (cresciuto di 1.2 punti percentuali fino al 69.1%) che per le donne (+0.9 punti percentuali per arrivare a 51%).

I più colpiti giovani e donne

I giovani sono stati particolarmente colpiti dall’impatto iniziale della crisi. Nel primo trimestre 2022, I giovani avevano in parte recuperato lo svantaggio, ma erano ancora in ritardo rispetto ai lavoratori più anziani. Il tasso di occupazione per la fascia di età dai 15 ai 24 anni era al di sotto del livello pre-crisi nella maggior parte dei paesi, ed in media era tornato a livelli di inizio 2019 nell’area OCSE. Per le fasce di età 25-54 e 55-64, invece, il tasso di occupazione nello stesso periodo era cresciuto rispettivamente di 1 e 3 punti percentuali in media nell’area OCSE.

La politica dei salari bassi

La politica dei bassi salari nell’arco di 30 anni in Italia, ha ridotto gli stipendi del 3%, con un aggravamento ulteriore nel biennio 2021-22. Un furto di migliaia di euro, secondo USB, un “impoverimento reso palese dalla crescente difficoltà dei lavoratori a far fronte alle spese primarie. L’inflazione, infatti, non è uguale per tutti, l’aumento di tariffe, affitti, mutui, alimenti e cure, ossia delle spese vitali, investe in maniera dissennata i redditi più bassi e le famiglie economicamente più fragili.
La guerra che la maggioranza dei lavoratori non vogliono, è stata l’occasione per una colossale speculazione sui prezzi, in  modo particolare dell’energia e per aumentare le spese militari”.

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