Il clan ha ormai conquistato un posto di rilievo negli organigrammi della ‘ndrangheta, anche attraverso i matrimoni combinati con l’altera cosca egemone, i Pesce
Reggio Calabria – I numeri parlano da soli: 65 indagati su tutto il territorio nazionale, di cui 47 in carcere, 16 ai domiciliari, 2 sottoposti all’obbligo di dimora, tutti indagati per reati associativi mafiosi, usura, traffico d’armi, danneggiamenti, estorsioni, riciclaggio e autoriciclaggio, stupefacenti.
Nel mirino della Procura distrettuale antimafia, diretta da Giovanni Bombardieri, e con il lavoro sul territorio di Carabinieri e Guardia di finanza, i Bellocco di Rosarno, che hanno ormai conquistato un posto di rilievo negli organigrammi della ‘ndrangheta, anche attraverso i matrimoni combinati con l’altera cosca egemone, i Pesce, potenti conterranei.
Carabinieri e Fiamme Gialle, con l’operazione “Blu Notte”, che abbraccia un periodo compreso tra il 2019 e il 2020, hanno ricostruito l’organigramma della famiglia – una delle tre cosche di ‘ndrangheta di Rosarno -, capeggiata dal defunto capo bastone Umberto Bellocco, deceduto qualche anno fa dopo oltre venti anni di reclusione, detto “u bastuni”, perché si era fatto tatuare in fronte l’asso di bastoni, che nella ‘ndrangheta simboleggia il comando, a cui tutti sono costretti a obbedire.
Umberto Bellocco, il nuovo boss finisce in carcere
Le redini del comando oggi, secondi gli inquirenti, sono passate in mano al nipote omonimo, Umberto Bellocco, 39 anni, “u chiacchera”,figlio di Pino Bellocco – nomi e cognomi che ritornano sempre uguali, generazione dopo generazione – che gli inquirenti descrivono come riferimento per tutta la cosca, capace di appianare ogni frizione, salvaguardando gli interessi criminali del gruppo. Dal mondo agricolo rosarnese, dalle guardianie degli agrumeti al taglio dei boschi aspromontani, i Bellocco sono riusciti a risalire la penisola, come altre cosche di ‘ndrangheta prima di loro – soprattutto i De Stefano, i Piromalli, i Papalia, i Nirta, i Barbaro, che da tempo hanno colonizzato i territori lombardo-veneti, la Liguria e il Piemonte.
Ai Bellocco gli inquirenti attribuiscono il battesimo della Sacra Corona Unita come quarta mafia nazionale
Ai Bellocco, inoltre, gli inquirenti attribuiscono il battesimo della Sacra Corona Unita pugliese come quarta mafia nazionale, con un rituale presieduto dal defunto Umberto Bellocco, nella notte di Natale del 1981 nel carcere di Bari. E anche dal carcere, il vecchio Umberto Bellocco, secondo gli investigatori, continuava a consigliare, minacciare, dare ordini ai parenti all’esterno attraverso l’uso di telefoni cellulari che riusciva ad avere a disposizione anche in cella, soprattutto durante i summit di ‘ndrangheta negli agrumeti di Rosarno, dove venivano convocati gli operatori economici e gli agricoltori ‘riottosi’ che non volevano pagare la tangente alla famiglia: una dimostrazione di potere smisurato nei confronti dei minacciati, costretti a versare la ‘mazzetta’ alla bacinella della cosca.
L’alleanza con il clan Spada
Ed è proprio sulla spartizione dei proventi milionari illeciti che la cosca Bellocco, negli ultimi anni aveva mostrato le prime crepe, con frange insoddisfatte e i conseguenti potenziali sanguinosi conflitti, anche tra parenti diretti. Oltre che con le cosche della Piana di Gioia Tauro e della Calabria, i Bellocco avevano allacciato alleanze anche con il clan Spada di Ostia, grazie alle relazioni costruite nei circuiti carcerari, tanto da realizzare un proficuo traffico di sostanze stupefacenti, soprattutto cocaina, sull’asse Roma-Rosarno, salvaguardando anche numerose attività commerciali avviate in passato nella zona sud della Capitale da emissari dei Bellocco. E nel panorama delle alleanze perseguito da Umberto Bellocco junior, non mancano i cosi’ detti ‘matrimoni combinati’, soprattutto con i potenti conterranei rosarnesi, i Pesce, con il fine di controllare ogni palmo di territorio o di interesse economico costituito a Rosarno, tanto da condividere alla pari con i Piromalli i traffici nel porto di Gioia Tauro.
Ecco chi sono gli arrestati
Gli arrestati trasferiti in carcere sono: Rosario Arcuri, Salvatore Ardizzone, Antonio Barrese, Domenico Bellocco classe ’76, Domenico Bellocco classe ’80, Domenico Bellocco classe ’87, Emanuela Bellocco, Francesco Antonio Bellocco, Michelangelo Bellocco, Michele Bellocco classe 80, Pietro Giuseppe Bellocco, Rocco Bellocco classe ’52, Rocco Bellocco classe ’89, Umberto Bellocco classe ’83, Antonino Biondo, Giuseppe Bonarrigo, Rosario Caminiti, Giuseppe Campisi, Enrico Condoleo, Giovanni Cutuli, Giuseppe Fazzari, Francesco Fiumara, Pasquale Furuli, Williams Gregorio, Massimo Lamari, Francesco Larosa, Massimo Larosa, Vincenzo Lombardo, Antonio Mandaglio, Francesco Mandaglio, Alessandro Marando, Domenico Antonio Napoli, Francesco Nucera, Giovanni Nocera, Maria Serafina Nocera, Antonio Paladino, Francesco Benito Palaia, Giovanni Palaia, Gaetano Palaia classe ’74, Gaetano Palaia classe ’96, Vincenzo Palaia, Pasquale Pronestì, Antonio Restuccia, Rocco Restuccia, Giuseppe Scarcella, Giovanni Sesini e Rocco Stilo.
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