Partiamo da qui, da una dichiarazione di intenti che difficilmente diventerà realtà: “Avvieremo un’indagine interna e nessuno nasconderà la polvere sotto al tappeto”
Bruxelles – La dichiarazione di Roberta Metsola, Presidente del Parlamento europeo è ambiziosa: “Faremo tutto quello che potremo per combattere la corruzione, non ci sarà impunità. Avvieremo un’indagine interna e nessuno nasconderà la polvere sotto al tappeto”.
Partono subito i distinguo, le precisazioni, le posizioni di difesa di una casta europea che doveva essere di eletti ma che alla fine è scivolata sui fogli da 500 euro. il presidente di Renew Europe, Stephane Sejourne, in conferenza stampa ha dichiarato: “Siamo favorevoli a una commissione di inchiesta parlamentare ma solo alla fine della procedura giudiziaria. So che Verdi e Sinistra premono perchè avvenga il prima possibile ma sarebbe un errore politico sostituirsi alla giustizia.
Orban strumentalizza
Abbiamo la possibilità di vivere in Paesi dove questo tipo di inchieste anti corruzione possono avere luogo e quando abbiamo persone che si mettono fuori dalle regole, queste vengono indagate e probabilmente ci saranno delle pene. Questo dimostra che il nostro stato di diritto funziona e la giustizia è libera. E quando vedo i tweet di Orban che strumentalizza tutto questo, penso al popolo ungherese che non ha la possibilità di avere questo genere di inchieste. Il mio gruppo lotta per il buon utilizzo dei soldi pubblici, per la giustizia, per lo stato di diritto e farà tutta la sua parte contro la corruzione”.
Renew Europe, Stephane Sejourne
Poi, sempre in conferenza stampa, la spiegazione dei 5 punti che dovrebbero essere applicati per arrivare al processo. Priorità sulle dimissioni degli membri implicati, aspettando che le procedure giudiziarie verifichino chi è implicato, l’interruzione di tutti i lavori parlamentari su questioni che riguardano il Qatar, la riforma del registro di trasparenza, la creazione di un organo etico europeo per il controllo del rispetto delle regole europee, sull’idea di “una autorità per avere più trasparenza e un controllo dei patrimoni all’entrata e all’uscita per valutare rischi di corruzione o di indizi su questo”.
Una chimera, insomma, un metodo, giustamente garantista, che punirà solo chi è stato sorpreso con le mani nei dollari degli sceicchi.
Una masnada internazionale di presunti corrotti
Ma in questa storiaccia siamo in buona compagnia. Sono implicati greci, belgi, e chissà cosa altro potrebbe uscire se la vicenda non si impantana nelle sabbie della burocrazia europea che spesso è peggio della nostra. E dopo un primo momento di sbigottimento arriva puntuale la dichiarazione dell’avvocato dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kail, Michalis Dimitrakopoulos, che dichiara che la sua assistita “non ha niente a che fare con finanziamenti dal Qatar”.
Ma ha anche aggiunto: “Non ho idea se sia stato trovato del denaro e quanto ne sia stato effettivamente trovato”. Domani ci sarà la decisione sulla custodia cautelare di Kaili, mentre “non sono state imposte condizioni restrittive al padre della signora Kaili, che è libero di tornare in Grecia, se lo vuole”.
Per la Procura belga c’è una vera organizzazione criminale
La verità, al netto delle posizioni difensive e delle dichiarazioni delle varie parti politiche dove si cerca di tirare dentro più nazioni possibili per ammortizzare l’impatto di questo scandalo, è che mi Parlamento europeo è stato investito da un vero terremoto dove le accuse sono di associazione a delinquere, riciclaggio, corruzione, come se fossimo in una tipica vicenda giudiziaria italiana. Corrotti e corruttori, che grazie a una vera e propria organizzazione criminale che si sarebbe “infiltrata nel cuore del Parlamento europeo”.
I media panarabi tacciono
E se il commissario Ue agli affari economici Paolo Gentiloni ha dichiarato – “È una cosa gravissima, se quello che emerge da prime decisioni procura Bruxelles fosse confermato si tratterebbe di esponenti del Parlamento ed attivisti che avrebbero ricevuto soldi per chiudere un occhio sulle condizioni di lavoro in Qatar. Se si confermerà che qualcuno ha preso soldi per cercare di influenzare l’opinione del Parlamento europeo penso che sarà veramente una delle più drammatiche storie di corruzione di questi anni” – la tv panaraba del Qatar, Aljazeera, da decenni in prima fila nel diffondere notizie in tempo reale, e gli altri media del ricco Stato del Golfo, per ora non hanno pubblicato alcuna notizia o commento circa l’inchiesta in corso in Belgio sui presunti atti illeciti commessi da esponenti Ue e lobbisti legati al Parlamento Europeo per conto dell’establishment qatarino.
Anche il quotidiano anglofono del Qatar, The Peninsula, e il giornale panarabo al Arabi al Jadid non pubblicano alcuna notizia circa l’inchiesta in corso. Ieri mattina, in uno scarno comunicato inviato via email a un portale di notizie americano, le autorita’ del Qatar hanno smentito ogni coinvolgimento nelle presunte attivita’ illecite su cui indagano gli inquirenti del Belgio.
Da oggi, tra informazione negata e politici europei a cui piacciono le mazzette, non siamo più così soli. Certo, la giustizia deve fare il suo corso, frase che conosciamo bene noi che non abbiamo sacchi di contante o contante nascosto nel “puff”.
f.p.
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