Presidente Mattarella: “Grazie al coraggio e alla generosità di chi presto i primi soccorsi si evitò un bilancio di vittime ancor più drammatico”
Alle 19.08 del 23 dicembre 1984, il treno rapido 904 proveniente da Napoli fu devastato da una violentissima esplosione mentre transitava all’interno della galleria di San Benedetto Val di Sambro, la Galleria degli Appennini, nei pressi della quale, solo un decennio prima, si era consumata la Strage del treno Italicus.
A causare lo scoppio fu una bomba radiocomandata posizionata su una griglia portabagagli durante la sosta del treno nella stazione di Firenze.
L’esplosione provocò sedici morti e circa trecento feriti, e dalle risultanze processuli e dalle relazioni della Commissione parlamentare d’inchiesta, emerse che l’attentato fu il frutto di una collaborazione tra criminalità organizzata comune e “Cosa nostra”, con l’intento di deviare l’attenzione dello Stato dalel indagini che scaturivano dalel rivelazioni di pentiti che provocavano centinaia di provvedimenti restrittivi.
Oggi, il Presidente Mattarella, a distanza di 38 anni, ha voluto ripercorrere le giornate drammatiche di quella strage perché “Ricordare è un dovere. È rispetto nei confronti della memoria delle vittime. Ci rammenta come sia stata anzitutto l’unità dei cittadini a sconfiggere il terrorismo, respingendo le strategie di destabilizzazione, i ricatti alle istituzioni, i tentativi di diversa matrice che avevano come bersaglio proprio la Repubblica, la nostra convivenza nella libertà, il nostro modello di società solidale”.
Il Presidente ha poi proseguito: “La bomba esplosa sul treno rapido 904, mentre percorreva la grande galleria dell’Appennino, distrusse in un attimo le vite di donne e uomini inermi. Strappò il futuro anche a tre bambini. La coscienza collettiva fu sconvolta da un attentato di quella catena vile e spietata che ha insanguinato il nostro Paese per numerosi anni”.
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